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  • Immagine del redattoreRedazione TheMeltinPop

Cose che so, cose che vedo

L'appuntamento settimanale con

Tettamanti & Traverso




di Stefano Tettamanti & Patrizia Traverso


11.



Una cosa che so è che insieme al martini va fumata una sigaretta. Non prima e non dopo, meno che mai sotto il calore malato di un fungo a gas, ma durante il martini, al chiuso di un locale con bancone, sgabelli e barman discreto, composto, possibilmente incravattato. In un bar. Scrive il saggio: “la miscela fumo-alcol è il meglio che la vita ci ha dato”. In realtà lo avevo intuito per conto mio nel corso di una ostinata pratica di frequentazione dei bar e nella dignitosa degustazione di tanti martini accompagnati da altrettante sigarette, quando nei bar italiani si poteva fumare. Il suggello teorico me lo ha invece fornito il saggio sopra evocato, all’interno di uno dei suoi pezzi più profondi e compiuti, il primo assoluto nella mia personalissima classifica dei ritagli di giornale dell’ultimo mezzo secolo.


In realtà Sandro Viola – il saggio – negli anni in cui faceva il giornalista, prima all’“Espresso” e alla “Stampa”, poi, dal 1976 fino alla morte nel 2012, a “Repubblica”, mi ha insegnato parecchie altre delle cose che so. Ad esempio a capirci qualcosa nelle varie fasi delle sempiterne guerre israelo-palestinesi e a orientarmi nella imprescindibile ricerca di un camiciaio al Cairo; a decifrare la complessità del passaggio dalla Russia sovietica a quella odierna e a individuare la meno conosciuta, e più consolatoria, fra le distillerie di whisky dell’isola di Islay; a leggere la Rivoluzione portoghese dei garofani e a frequentare le strade, i negozi e la vita più intima di Madrid e Atene, di Buenos Aires e Istanbul, di Pechino e Oslo; dove comprare le cravatte a Londra, in quale albergo prenotare a Stoccolma o in quali ristoranti delle isole Orcadi andare a mangiare. Tutte cose che so grazie a Sandro Viola, il cui insegnamento definitivo rimane tuttavia quello sui martini e sulla necessità di fumarsi una sigaretta bevendone uno.


Il martini è un argomento su cui si sono esercitate, e periodicamente continuano a esercitarsi, le migliori menti di diverse generazioni, su cui sono stati scritti libri imperdibili anche dagli astemi (uno su tutti: Ed è subito martini di Lowell Edmunds, Archinto), che ha rappresentato il propellente purissimo di innumerevoli testi sacri della letteratura (Di là dal fiume tra gli alberi, per dirne uno) e piccoli e grandi capolavori del cinema (meglio L’impareggiabile Godfrey di Henry Koster, con David Niven e June Allison, o M.A.S.H. di Robert Altman, con Elliot Gould e Donald Sutherland?).

Il martini, come tutti i miti, ha alimentato false credenze (quella fastidiosa stupidaggine dello shakennotstirred di James Bond), verità inoppugnabili (“il martini è il massimo contributo americano alla cultura universale” di Bernard DeVoto) e versi immortali (“Potrebbe una tigre/bere martini, fumare sigarette/e durare quanto duriamo noi?”, W. H. Auden).


Quello che so io sul martini non è tanto come si prepara (si sciacqua di vermut dry il ghiaccio freschissimo che colma un recipiente di vetro, si getta il vermut, si mescola il gin – o la vodka, siamo gente di larghe vedute –  nel ghiaccio profumato e lo si filtra in un bicchiere triangolare gelato, si strizza una scorzetta di limone sulla superficie e si beve il primo sorso, si aspetta che esploda nel petto una fiammata di purezza e ci si accende una sigaretta, ringraziando le proprie divinità per averci concesso ancora una volta tanta grazia), né dove lo si possa bere (al Bull and Bear del Waldorf, al King Cole del St.Regis, al Bemelmans del Carlyle, all’Oak Bar del Plaza, al Blue Bar dell’Algonquin, comunque a New York o, se si vuole illudersi di esserci, al Grand Hotel et de Milan a Milano, al Locarno a Roma, e ovunque offici Michele Rombolà).


So invece quello che scriveva Sandro Viola su “Repubblica” il 4 aprile 2003 in “L’ultima sigaretta a Manhattan” (per rileggerlo si può ricorrere, oltre ai miei ritagli, a un ebook di Viola curato da Stefano Malatesta, Il viaggiatore), ricordando i suoi estremi martini pochi giorni prima dell’entrata in vigore della barbara proibizione di fumare nei bar americani: “Gli ultimi giorni di Pompei, le ultime immagini di uomini e donne col bicchiere in una mano e la sigaretta nell’altra, la mente, gli occhi e le voci e i gesti elettrizzati dalla miscela fumo-alcol. Il meglio che la vita ci ha dato. E che sempre più ricorderemo come il meglio, un paradiso perduto, nelle società proibizioniste in cui vivremo i nostri ultimi anni, incalzati da cento e cento divieti, presi alla gola dal salutismo, dall’altruismo, dal pacifismo”.




Foto di Patrizia Traverso (tranne dove altrimenti accreditate). Non è consentita la riproduzione.


Per chi si fosse perso i capitoli precedenti:




 


Genovese di madre anglo-bolognese e padre svizzero-comasco, Stefano Tettamanti agente letterario e traduttore, va più fiero dei libri che ha letto di quelli che ha scritto.



©Gianni Ansaldi




Patrizia Traverso, genovese, ha al suo attivo diversi volumi nei quali l’aspetto determinante è l’assemblaggio dei suoi scatti fotografici con testi letterari di poeti e scrittori, nel tentativo di sollecitare una

riflessione, talvolta spiazzante, tra pensiero

e immagine, parola e fotografia. Per questo le piace definirsi Fotonarratrice.

Tra i suoi titoli più recenti: Genova è mia moglie. La città di Fabrizio De André, Rizzoli e Andar per statue, a Genova e in Liguria in 85 tappe, il Canneto con Stefano Tettamanti.

Nel cuore di Genova. Viaggio nella città di Bacci Pagano, il Canneto, con Bruno Morchio e Gianni Ansaldi; Genova che scende e che sale. Itinerario zen tra ascensori, funicolari e crêuze, il Canneto, con Giampiero Orselli; Genova ch'è tutto dire. Immagini per "Litania" di Giorgio Caproni, il Canneto, con Luigi Surdich; La parola ai gatti, Lo sguardo e il gusto, Preferisco leggere, Tea; Camogli, companion guide e Golfo dei Poeti, companion guide, Sagep.

Le sue immagini sono pubblicate su quotidiani, riviste e libri (tra questi Archeologia industriale e architettura contemporanea nel porto di Genova, Ville in riviera tra ecclettismo e razionalismo, Grandi alberghi e ville della bella époque nel golfo del Tigullio, Sagep).

Ha esposto in gallerie e musei in Italia e all'estero.


Insieme, Tettamanti & Traverso hanno firmato rubriche fotoletterarie su quotidiani e periodici di carta e online, pubblicato un paio di libri, viaggiato in tre quarti di mondo, condiviso una dozzina di case e quasi altrettanti traslochi durante più di quarant’anni di divertentissimo matrimonio.


Nota. Alcuni di questi testi sono stati pubblicati nel blog letterario di Chicca Gagliardo Ho un libro in testa, altri sono stati raccolti nel libretto Cose che so. Libri, pesci combattenti, scaloppine al limone, ancora libri e poco altro, L’amico ritrovato. La maggior parte sono inediti.

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