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Cose che so, cose che vedo

             

L'appuntamento settimanale con Tettamanti & Traverso



 7.


Una cosa che so è che gli angeli sono buoni. Non solo quelli di Domenico Modugno e di Frank Capra. Però trovo nauseante la retorica che li tira in ballo di continuo. Ad esempio quella per cui gli studenti che spalano nella melma delle tante città d’Italia che finiscono con regolarità sott’acqua si ritrovano in quattro e quattr’otto con le alucce sulle scapole e le aureole sopra il capino dai boccoli biondi, mascherati da angeli del fango. E senza che si ribellino almeno un po’. Eppure la melassa da cui si lasciano avvolgere è più greve e maleodorante del fango che spalano. Nella prima alluvione genovese che mi ricordi, ottobre 1970, spalavo negli identici luoghi dove si è spalato nelle infinite alluvioni successive, cambiate solo le destinazioni d’uso: un supermercato al posto del cinema Orientale, una banca al posto del mercato dei fiori, un albergo pluristellato e un teatro al posto delle botteghe artigiane e delle vinerie di Corte Lambruschini. Il fango da spalare è sempre rimasto lo stesso di allora e di un milione di altre esondazioni del Bisagno, solo che se a quei tempi qualcuno mi avesse chiamato angelo del fango una palata sulla testa non gliela avrebbe tolta nessuno. Sia chiaro, lo avrei fatto solo per istinto di conservazione, perché ancora non ero consapevole di quello che avrei imparato anni più tardi da Peter Kubelka, e cioè che non solo sono buoni ma “gli angeli devono essere squisiti da mangiare. Immagino che la loro carne debba essere tenerissima, una via di mezzo tra il pollo e il pesce” (citato da Allen S. Weiss in Come cucinare la fenice, Marsilio).

 

Foto di Patrizia Traverso (tranne dove altrimenti accreditate). Non è consentita la riproduzione.


Per chi si fosse perso i capitoli precedenti:




 


Genovese di madre anglo-bolognese e padre svizzero-comasco, Stefano Tettamanti agente letterario e traduttore, va più fiero dei libri che ha letto di quelli che ha scritto.


©Gianni Ansaldi

Patrizia Traverso, genovese, ha al suo attivo diversi volumi nei quali l’aspetto determinante è l’assemblaggio dei suoi scatti fotografici con testi letterari di poeti e scrittori, nel tentativo di sollecitare una riflessione, talvolta spiazzante, tra pensiero e immagine, parola e fotografia. Per questo le piace definirsi Fotonarratrice.

Tra i suoi titoli più recenti: Genova è mia moglie. La città di Fabrizio De André, Rizzoli e Andar per statue, a Genova e in Liguria in 85 tappe, il Canneto con Stefano Tettamanti.

Nel cuore di Genova. Viaggio nella città di Bacci Pagano, il Canneto, con Bruno Morchio e Gianni Ansaldi; Genova che scende e che sale. Itinerario zen tra ascensori, funicolari e crêuze, il Canneto, con Giampiero Orselli; Genova ch'è tutto dire. Immagini per "Litania" di Giorgio Caproni, il Canneto, con Luigi Surdich; La parola ai gatti, Lo sguardo e il gusto, Preferisco leggere, Tea; Camogli, companion guide e Golfo dei Poeti, companion guide, Sagep.

Le sue immagini sono pubblicate su quotidiani, riviste e libri (tra questi Archeologia industriale e architettura contemporanea nel porto di Genova, Ville in riviera tra ecclettismo e razionalismo, Grandi alberghi e ville della bella epoque nel golfo del Tigullio, Sagep).

Ha esposto in gallerie e musei in Italia e all'estero.


Insieme, Tettamanti & Traverso hanno firmato rubriche fotoletterarie su quotidiani e periodici di carta e online, pubblicato un paio di libri, viaggiato in tre quarti di mondo, condiviso una dozzina di case e quasi altrettanti traslochi durante più di quarant’anni di divertentissimo matrimonio.


Nota. Alcuni di questi testi sono stati pubblicati nel blog letterario di Chicca Gagliardo Ho un libro in testa, altri sono stati raccolti nel libretto Cose che so. Libri, pesci combattenti, scaloppine al limone, ancora libri e poco altro, L’amico ritrovato. La maggior parte sono inediti.

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