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  • Immagine del redattoreRedazione TheMeltinPop

Mizner Park

L'AMICO AMERICANO.

STORIE D'OLTREOCEANO



di Emanuele Pettener


Il cuore di Boca, la piazza – ma non è una piazza. È un lungo rettangolo sofisticato e scintillante, delimitato a nord da un anfiteatro e dal museo d’arte, e a sud da Sanborn Square. I due lati lunghi sono formati da bassi edifici color rosa pastello dai balconi verde opaco, appendici di deliziosi appartamenti affittabili ma non acquistabili. Nella parte inferiore, interamente porticata, si succedono boutique, ristoranti altezzosi, botteghe zeppe di oggetti incomprensibili. Una, particolarmente appetitosa, ha appena chiuso i battenti: vendeva una turbina Roll Royce per un aereo 737 (ventottomila dollari), una slot machine vintage (tremila dollari), un Trump ad altezza naturale in non so quale materiale (novecentocinquanta dollari), e via dicendo.



(dalla pagina FB "Mizner Park Amphiteather"

La parte centrale di Mizner è una fascia idilliaca di palme e geometrie di aiuole con fiorellini gialli, rossi, viola, metodicamente cosparsa di fontane rigogliose (nel mezzo la più grande, attorno alla quale si rincorrono i bambini e si fotografano gli amanti), panchine ed eleganti padiglioni per leggere al riparo dal sole subtropicale. Sono presenti pure un mini campo da golf a quattro buche e una scacchiera con pedine e pedoni di mezzo metro, per svagarsi dopo una birra ghiacciata a Calaveras Cantina o un sandwich di aragosta fritta, pancetta, chuthney di mango, rucola e senape di Digione.


Tra la fascia centrale del rettangolo e quella esterna che lo delimita, corre un viale, puntellato da verdi lampioni aristocratici, ove Bentley, Lamborghini, Ferrari si concedono a valletti fortunati che le parcheggiano dietro lauta mancia, mentre i loro abbronzati padroni si dedicano allo shopping sotto i portici, si nutrono di vodka nel bar all’aperto di Max’s Grill, si satollano di pasta al Villagio, la cui noncuranza ortografica mi ha sempre trattenuto dal pranzarvi (benché una parete sia completamente riempita dalla riproduzione fotografica di Piazza San Marco, dandoti l’illusione di cenare coi riflessi di laguna nel cuore).



(foto 1 da "twenty20.com"; foto 2, 3 Emanuele Pettener))


Arriviamo all’anfiteatro, dove si tengono concerti e festival d’arte, giallo con dettagli verdi, introdotto da una piccola torre con orologio. Sulle pareti della torre, citazioni in bronzo riempiono i polmoni di speranza americana, ottimismo e amore per la creatività: la mia preferita è quella di Picasso, “Art washes away from the soul the dust of everyday life” (l’arte ripulisce l’anima dalla polvere della vita quotidiana). Vien voglia di un caffè. Il desiderio artistico fa sempre venir voglia di caffè, no? Passano per la mente immagini leggiadre.


Di nuovo Piazza San Marco, e il Florian, dove si dice si aggiri ancora il fantasma di Casanova.

Ovviamente andiamo a prendercelo da Starbucks, di sicuro il posto più affollato di Mizner, creato ad imitazione dei caffè europei. Colori caldi, oggettistica vintage, immerso negli afrori, perché ciascuno avverta nelle vene un’elettrica ispirazione a sviluppare piani straordinari: sia ai tavolini sotto i portici che nelle confortevoli poltroncine all'interno, studenti vengono a studiare, giovani donne tamburellano al PC sorseggiando tè alla menta, con un occhio sempre al cellulare, anziani ingegneri in pensione compongono le proprie memorie, altri si addormentano in poltrona e sognano di scrivereThe Great American Novel. La vita è sogno a Mizner Park.



(foto Emanuele Pettener)


 


Emanuele Pettener, nato a Mestre, insegna Lingua e Letteratura italiana alla Florida Atlantic University (Boca Raton, Florida), dove nel 2004 ha conseguito un Ph.D in Comparative Studies. Ha scritto numerosi articoli e racconti apparsi su riviste statunitensi e italiane. È autore dei romanzi È sabato mi hai lasciato e sono bellissimo (Corbo, 2009), Proust per bagnanti (Meligrana, 2013), Arancio (Meligrana, 2014), Floridiana (Arkadia, 2021) e Giovani ci siamo amati senza saperlo (Arkadia, 2022). Ha pubblicato il saggio Nel nome del padre del figlio e dell’umorismo. I romanzi di John Fante (Cesati, 2010) e, in inglese, la raccolta di brevi racconti A Season in Florida (Bordighera Press, 2014, traduzione di Thomas de Angelis).



 

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