L'AMICO AMERICANO.
STORIE D'OLTREOCEANO
di Emanuele Pettener
In questa calda mattina di dicembre – quasi trenta gradi – pedalo con calma, passo accanto al cimitero arroventato dal sole, attraverso la strada chiamata Camino Real, ed eccomi arrivato: Camino Gardens, uno dei tanti villaggi (o se preferite, comunità) che compongono Boca Raton, la lussureggiante cittadina sull’Atlantico, quaranta miglia a nord di Miami, da dove vi scrivo. Vengo accolto da una splendida vegetazione di grossi alberi tentacolari, palme altissime e vanesie, aiuole cesellate da giardinieri della bottega di Michelangelo. Alla mia sinistra un laghetto. Appoggio la bici a una panchina di cemento grigio, mi accomodo su quella accanto, a due metri da un’iguana dalla coda esagerata, distesa sull’orlo in pietra del lago: sta prendendo la tintarella e appena mi dà una sbirciata, con sufficienza. Non mi offendo. Il laghetto, dalle acque placide e scure, è delimitato da una giungla di piante che vi affondano le radici e sui cui rami si rilassano pasciuti uccelli bianchi dal becco arancione. (Un fruscio mi desta: sono i passi felpati dell’iguana, devo averle dato noia, si sposta verso est, dove c’è una spiaggetta. Si tuffa sott’acqua, mentre una stupenda anatra dal piumaggio nero e verde la osserva indifferente).
A ovest del laghetto, un ponte rosso che mi ricorda qualcosa di cinese e s’inoltra nella giungla; al di là del ponte il canale, che conduce all’oceano, ai bordi del quale sono attraccate le barche dei signori di Camino Gardens. Boca è ricca, un gioiello della costa orientale, yacht e giardini, Lamborghini e marciapiedi lindi che ci puoi mangiare, ma settant’anni fa non era così, era una terra poco civilizzata, remota e ancora selvatica, abitata da pionieri a caccia di sogni. Se è diventata quello che è oggi, lo deve anche a un sognatore di origine scandinava e al suo sogno africano, nato proprio qui – in questo laghetto, in questa giungla.
John P. Pedersen, nato nel Wisconsin nel 1897 da immigrati danesi, settimo di nove figli, aveva solo la terza media ma un diamante per cervello, e l’obiettivo di diventare milionario. Dopo la prima guerra mondiale si sposò con Lillian Nelson, e i due cercarono fortuna in California. L’Imperial Valley gli dava sensazioni africane, immaginò l’Africa, immaginò animali esotici vagabondanti su quelle terre aride, ma c’era poco lavoro, smise di sognare, anche perché Lillian nel ’23 aveva dato alla luce il loro primo figlio (nel ’26 sarebbe nata la figlia) e il denaro veniva a mancare. Tornarono a Racine, in Wisconsin, e John faticava come un matto per mantenere la famiglia. Poi, un giorno, il colpo di genio, osservando la moglie intenta a rammendare.
Lillian infatti aveva l’hobby di cucire assieme scarti di tessuto per farne dei fermatende da regalare agli amici. John trasformò un hobby domestico in business milionario, prima vendendo i fermatende ai maggiori negozi di Chicago, poi fondando una compagnia. Con gli enormi ricavi, comprò terreni, costruì case da affittare. Mentre stava su una di queste case a riparare un tetto, cadde, infortunandosi alla schiena. Lillian allora suggerì che un clima caldo lo avrebbe aiutato a guarire: la Florida. E in Florida l’Africa gli si materializzò di nuovo davanti, mentre guidava assieme a Lillian, trovandosi per caso in un paesaggio simile alla savana e, parole sue, "nella città più morta che avesse mai visto: Boca Raton".
John decise di farla vivere, acquistò la terra, scavò e riempì canali e laghi, piantò cinquantacinquemila piante esotiche a formare la giungla, viaggiò col figlio in Africa orientale a fare incetta di zebre, gazzelle, gru e quant’altro. Il parco venne aperto, l’entrata era gratis, ma il tour sul trenino attraverso la giungla costava poco meno di un dollaro: fu un successo clamoroso. Non fu semplice, naturalmente: John andò incontro a una serie di problemi legali e burocratici per acquistare giraffe ed elefanti e scimpanzé, fra questi ultimi Princess Margaret, una cucciola che venne adottata e cresciuta dalla famiglia Pedersen in casa.
Ad ogni modo, dal 1953 fino al 1961 quest’area rappresentò la maggiore attrazione turistica di una regione ancora largamente selvaggia e paludosa: si chiamava Africa USA, un parco safari di trecentocinquanta acri in cui cammelli, struzzi, gnu e altri animali vagabondavano in assoluta libertà, attirando oltre duemila spettatori al giorno, fra cui Walt Disney, che probabilmente ne ricavò ispirazione per i suoi parchi. L’America, grazie anche a John P. Pedersen, scoprì Boca Raton, che pian piano iniziò a popolarsi di cittadini – che tuttavia non gradivano i rumori degli animali e il traffico che Africa USA aveva contribuito a creare. Questo ed altri problemi con la contea condussero John e sua moglie a vendere il parco (per oltre un milione) e chiudere i battenti, il 4 settembre del 1961. Gli animali vennero venduti all’asta e la famiglia si trasferì in Australia, per poi tornare a Lake Worth nel ’74.
Lillian morì nel 1985, John a 98 anni nel 1996, e del suo parco non resta traccia se non nella bellezza della natura e nel ponte rosso che conduce alla giungla. Al centro del laghetto sta ancora la base di pietra del Watusi Geyser che ogni ora sparava acqua a quasi cinquanta metri d’altezza. Vicino alla spiaggetta, nascosti da un intrico irresolubile di rami e cespugli, si nascondono i resti in cemento della Zambesi Fall, una cascata artificiale di oltre nove metri progettata dallo stesso padre del parco. Sul bordo del lago, nel silenzio caldo appena screziato dal canto degli uccelli, una targa di bronzo commemora John P. Pedersen e ricorda il suo sogno africano a Boca.
Photos from africa-usa.com
[Per la storia di Lillian e John, mi sono riferito al sito ufficiale Africa USA (africa-usa.com) fondato dalla nipote di Mr. e Mrs. Pedersen, Ginger L. Pedersen, e a un articolo del Sun-Sentinel]
Photos from Emanuele Pettener
Emanuele Pettener, nato a Mestre, insegna Lingua e Letteratura italiana alla Florida Atlantic University (Boca Raton, Florida), dove nel 2004 ha conseguito un Ph.D in Comparative Studies. Ha scritto numerosi articoli e racconti apparsi su riviste statunitensi e italiane. È autore dei romanzi È sabato mi hai lasciato e sono bellissimo (Corbo, 2009), Proust per bagnanti (Meligrana, 2013), Arancio (Meligrana, 2014), e Floridiana (Arkadia, 2021). Ha pubblicato il saggio Nel nome del padre del figlio e dell’umorismo. I romanzi di John Fante (Cesati, 2010) e, in inglese, la raccolta di brevi racconti A Season in Florida (Bordighera Press, 2014, traduzione di Thomas de Angelis).
Per seguire L'AMICO AMERICANO. STORIE D'OLTREOCEANO:
ความคิดเห็น