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BASTA COL VINO, BASTA CON DARWIN!

L'AMICO AMERICANO.

STORIE D'OLTREOCEANO


di Emanuele Pettener



La spiaggia di Boca Raton, fra Palmetto Park Road e Spanish River Road, si chiama Red Reef, scoglio rosso, perché vi han piantato qualche roccia, attorno alle quali colonie di pesci son venuti a popolare le acque. I pesci hanno nomi bizzarri: c’è per esempio il sergente maggiore (Sergeant Major) argentato a strisce verticali nere, il bellissimo pesce pappagallo (Parrotfish) dal color di cocorita, il pesce porco (Porkfish) per motivi che preferisco non indagare ma forse per il muso rosa, e il Gran Barracuda, smilzo e minaccioso. Prima di arrivare sulla sabbia bruciante, godiamoci il parco, ovvero quella striscia di natura subtropicale abitata da procioni, volpi, tartarughe, scoiattoli, iguane, gatti.


All’ombra degli alberi e fra le piante sono situati diversi barbecue e tavoli di legno. Nel weekend, mentre l’oceano mormora, ci si prende il primo barbecue libero e si godono i piaceri semplici, l’amicizia, la famiglia, le salsicce. I latinoamericani sono i più bravi, stendono sulla griglia bistecche larghe come il Brasile, giocano di spezie e salse, mentre le radio spandono nell’aria rumbe e ritmi carioca: d’improvviso non sei più a Boca, ma in un vicolo di Bahia, suoni il banjo e sei innamorato di una ragazza di nome Fernanda. Non si può bere, però. Se il ranger ti coglie impreparato, con la birra in mano mentre con l’altra impugni un forchettone e giri un’aletta di pollo sui ferri caldi, ti fa una faccetta di riprovazione e tu arrossisci d’imbarazzo e carbonella. La metti subito giù, vergognino. Dopo due minuti di penitenza, la riprendi, la avvolgi in uno straccio per nascondere che sia birra, riprendi a bere e a girare l’aletta: il ranger passa di nuovo, finge di guardare altrove fischiettando, e tutti son contenti.


Il rapporto degli americani con l’alcol è misterioso. Bevono come anatre, ma solo dopo i ventun’anni, e avvolgendo la bottiglia in uno straccio; bevono come se non ci fosse un domani, finché stramazzano al suolo, il bourbon che fuoriesce dai pori. Quando proprio non ce la fanno più, vanno a disintossicarsi in qualche clinica californiana, e puntualmente incontrano Gesù. Anzi, sostituiscono la bottiglia con Gesù, si ubriacano di Cristo, lo mettono in mezzo ad ogni frase, lo tirano in ballo per richieste ridicole. In definitiva, diventano Born Again Christians. Cristiani rinati. Rifiutano l’alcol per sempre, rifiutano il vino, rifiutano la vodka, e già che ci sono rifiutano anche Darwin e le sue teorie, e siccome la scuola si ostina a insegnarle, ritirano i figli e si mettono loro a fargli da insegnanti: homeschooling.


Anche la mia agente immobiliare era una Born Again Christian. Un giorno mi disse:

“Obama è l’Anticristo”.

“In senso metaforico”.

“Eh?”

“Voglio dire: è un’azzardata similitudine, una parossistica iperbole”.

“Cosa?”

“Obama è come l’Anticristo”.

“No, no: è l’Anticristo! Barack Obama è Satana!”

Era meglio quando bevevano.





Un’altra volta – vivevo in Florida da poco – me ne andai a fare la spesa al supermercato locale. La cassiera, una ragazzina tenera e sorridente (devono sorridere per contratto), cominciò a far passare le mie cose sul nastro, registrarle alla cassa, infilarle in una borsa di plastica. Arrivata alla bottiglia di vino, bloccò il nastro, senza smettere di sorridere, si volse al collega della cassa accanto. Questi, roseo e calvo, le venne accanto, mi sorrise chiedendomi come stavo e chiamandomi signore (malgrado avessi vent’anni meno di lui), fece ripartire il nastro, afferrò la bottiglia, la registrò alla cassa, la infilò nella borsa di plastica.

“Cos’è successo?” chiesi, perplesso e curioso.

“Non è maggiorenne”, rispose, senza scomporsi e senza smettere di sorridere (lo ammirai, confesso: mi aveva appena detto che la ragazzina non aveva l’età per toccare una bottiglia e me l’aveva detto senza muovere ciglio).



 


Emanuele Pettener, nato a Mestre, insegna Lingua e Letteratura italiana alla Florida Atlantic University (Boca Raton, Florida), dove nel 2004 ha conseguito un Ph.D in Comparative Studies. Ha scritto numerosi articoli e racconti apparsi su riviste statunitensi e italiane. È autore dei romanzi È sabato mi hai lasciato e sono bellissimo (Corbo, 2009), Proust per bagnanti (Meligrana, 2013), Arancio (Meligrana, 2014), e Floridiana (Arkadia, 2021). Ha pubblicato il saggio Nel nome del padre del figlio e dell’umorismo. I romanzi di John Fante (Cesati, 2010) e, in inglese, la raccolta di brevi racconti A Season in Florida (Bordighera Press, 2014, traduzione di Thomas de Angelis).



 

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