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  • Immagine del redattoreRedazione TheMeltinPop

Te lo prometto

di Chiara Oberti


Foto Pixabay

Racconto finalista del Genova BookPop Contest 2023


Questa sensazione di caldo sul viso, questa brezza…dove mi trovo…questo buio, perché non vedo nulla, perché mi sento così pesante…perché?

ALICEEE, ti svegliii.

Mi destai all’improvviso, ero in spiaggia a Quinto, Genova, con i mei amici Erica e Thomas e ovviamente mi ero addormentata durante la lettura del mio randomico libro estivo, il quale mi era finito sul volto, spiegando la sensazione di buio e di pesantezza.

“ALICEEE siamo in ritardo dai, rischiamo di perdere il treno sono già le sei!”

Oh caspita, le sei?! Avevo detto a mia madre che alle sei e mezzo sarei stata a casa…corri Alice corri, mi dicevo tra me e me, anche perché di treni che da Quinto arrivavano a Sestri Ponente ne passavano uno ogni mezz’ora.


Faccio su tutta la roba. Il più veloce possibile, vestito, ciabatte e via di corsa tutti e tre, direzione: stazione di Quinto.

Ecco il fischio del treno.

”CORRIAMO RAGAAA". Lo vedo, ci siamo quasi dai, ancora qualche gradino e siamo sul binario. Ma arriva il CLACK della chiusura porte vagoni. NOOO! Proviamo a schiacciare il tasto di apertura porte ma niente, il treno si avvia alla ripartenza proprio lì davanti al nostro naso.

Erica e Thomas si voltano lentamente guardandomi in cagnesco, “SEI SEMPRE LA SOLITA!”


Sempre la solita, quante volte mi sono sentita dire questa frase, che colpa ne ho se sono così, penso tra me. Ok, sono ritardataria, sarò sbadata o perennemente stanca, ma ogni volta che sento quella frase con quel tono, mi sembra sempre che mi stiano dicendo “Sei proprio una fallita."


Ovviamente ora, come se non bastasse, dovrò chiamare mia madre e avvisarla del ritardo, sentendomi dire anche da lei la stessa identica frase.


Prendo il telefono, caspita, cinque chiamate da mia sorella, che strano…mi ero anche dimenticata il telefono silenzioso.

La richiamo subito, non mi risponde, ma mi richiama lei cinque minuti dopo. Il primo singhiozzo: ” Giorgia, che succede?”

Non mi risponde e continua a piangere. Nelle retrovie sento mio padre dire “le parlo io."

Ok ora sono ufficialmente nel panico. Sono così in ansia che quasi mi dimentico di respirare e i miei amici se ne accorgono; infatti, iniziano a sventolarmi le mani davanti agli occhi e a chiamarmi per nome.

“Alice dove sei?” la voce di mio padre era stranamente controllata,

“Sto tornando dal mare, che succede papà?”

Silenzio.

“Si tratta della mamma…Alice la mamma ha avuto un incidente, purtroppo un uomo ha perso il controllo dell’auto e ha investito la mamma sulle strisce, i paramedici non sono riusciti a far nulla, è morta sul colpo.”


Come il mio cuore in quel momento, non so se riesco ancora a metabolizzare la notizia, mia madre, la mia mamma, quella che dovevo chiamare e che doveva sgridarmi per il ritardo, non c’era più…non le avrei più parlato. Il suo sorriso, le sue sfuriate, le sue cenette, non avrei più né visto né sentito niente di tutto ciò.


“Alice ci sei?” era sempre mio padre all’altro capo del telefono “prendi un taxi e vieni a casa, te lo pago io quando arrivi qui sotto.”

Mi volto dai miei amici, li guardo…forse il mio sguardo aveva già detto tutto, ma l’unica parola che ero riuscita a dire prima di inginocchiarmi a piangere era stata MAMMA.

Chiamarono loro il taxi e mi accompagnarono a casa. Non ricordo nulla, il tragitto, il taxi, i loro sguardi, nulla di nulla, vedevo solo il volto di mia madre, lì sempre davanti ai miei occhi.

Arrivammo sotto casa, dove c’era mio padre con Giorgia ad aspettare il taxi, mi aiutarono a scendere e ringraziando i miei amici mi accompagnarono dentro casa.


Dov’era, dov’era mia madre? Volevo vederla, abbracciarla, la mia mamma.

“Mamma scusa il ritardo” dico ad alta voce entrando in casa “SONO SEMPRE LA SOLITA” urlo singhiozzando…ma nulla, il silenzio…la sua assenza.

Mamma…


Mamma ora capisco quando mi dicevi la frase: “goditi sempre ogni giorno della tua vita perché potrebbe essere l’ultimo” e io scaramanticamente ti etichettavo come pessimista. Ora so cosa intendevi…ma questa cosa era così lontana dalla mia vita, dalla nostra vita. Noi eravamo la famiglia a cui non può capitare nulla. E invece, un attimo…il posto sbagliato al momento sbagliato…e tu…tu non ci sei più.


Te lo prometto mamma, non sarò mai più la solita! Mi godrò ogni giorno come se fosse l’ultimo, vivendo anche per te il resto della vita che avremmo dovuto avere insieme.

Ciao Mamma

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