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  • Immagine del redattoreRedazione TheMeltinPop

STREET ART DESIRE




di Massimo Ansaldo


La scena si svolge di notte in una stazione ferroviaria. Un giovane writer sta per iniziare a dipingere un vagone, quando arriva un vecchio che si siede alle sue spalle. Cominciano a parlare.


PARTE SECONDA


V: “Il viaggio...si...scusa, potresti aiutarmi a sedere per terra? Così...va meglio. Sai, la schiena... “

G“Vecchio, stai bene? Mi sembri pallido...”

V: “Tranquillo, ora sto seduto e mi riprendo...”

G: “Sarà, forse è meglio che tu vada a casa? Ti accompagno...”

V: “A casa? No! No!”

G: “Vabbè, non arrabbiarti...e che c’è a casa tua, un lupo? Manco tua moglie c’è...scusa! Parlo sempre troppo...”

IL VECCHIO GUARDA IL GIOVANE

V: “Io lo volevo un figlio...”

G: “Io lo volevo un padre...sembra il gioco del rimpiattino, tu dici una cosa e io ne rispondo un’altra...”

V: “Sempre a scherzare, eh? Hai di nuovo paura, vero?”

G: “Di nuovo con la paura? Sei uno stress, uno scassa balle...”

SILENZIO, POI IL VECCHIO COME VOLESSE ATTACCARE

V: “Io lo volevo un figlio...e tu hai paura di questo...”

IL GIOVANE LO GUARDA STRALUNATO

G: “Io ho paura che tu volevi un figlio? Ma sei diventato scemo, si lo sei! Come tutti i vecchi!”

IL VECCHIO PUNTA IL DITO

V: “Tu hai paura che io ti parli della mia mancanza perché riguarda anche la tua, ecco..”.

G: “Caso mai, come ti ho detto, a me è mancato un padre mica...”

SONO VICINI, IL VECCHIO ALLUNGA UN BRACCIO E APPOGGIA LA MANO SULLA SPALLA DEL GIOVANE

V: “Non ti rendi conto che la radice di quello che ci manca è la stessa? Basta che guardi il tuo vagone...è facile...”

G: “Guardare il mio vagone...si! Cerchi ancora di fregarmi con le parole, i tuoi discorsi...

V: “Ascoltami! Scusa se parlo adagio...il fiato...è quello che è...”

ORA SI APPOGGIANO L’UNO ALL’ALTRO

G: “Te l’ho detto, andiamo a casa, ti accompagno. La dico grossa, sono disposto a rinunciare alla mia opera piuttosto, ma voglio accompagnarti a casa...potremmo farci due spaghi aglio e olio, hai presente? Io ci metto tutto il peperoncino che hai...ce lo hai vero? E tu niente...sennò mi decolli che neanche a Cape Canaveral...si saprebbero spiegare il fenomeno...dai! Si va a casa!”

IL VECCHIO GLI FA SEGNO DI NON PARLARE

V: “Fammi dire una cosa, ascoltami...tutti e due siamo alla ricerca di un equilibrio tra la nostra natura di uomini e la paternità, la questione delle questioni...si può vivere senza essere padri o figli? Non prenderla come una predica, io non sono credente e praticante...anzi mi irritano le risposte preconfezionate, quelle che non fanno i conti con l’esperienza...”

G: “Calma, calma...vai un po' più adagio, cazzo! Va bene che non mi vuoi convertire...ma vorrai almeno che possa seguire quello che dici? Ti sei scordato che io sono giovane e tu un vecchio...respira adagio, vado a prenderti un po' d’acqua? Sei testardo lo sai?”

IL VECCHIO PARLA ADAGIO COME PER SCEGLIERE BENE LE PAROLE

V: “Capisci che la tua Genesi significa proprio questo? È il manifesto della non nascita, infatti abolisci la figura del padre, senza padre rimane il buio più assoluto, l’attimo prima della divisione tra tenebre e luce...come ha fatto Dio...”

G: “Spiegati meglio...che l’idea dell’aglio e olio non è così peregrina...fai dei discorsi che per digerirli tutti, mi ci vuole una spaghettata...a casa il vino ce l’hai?”

IL VECCHIO NON HA ASCOLTATO

V: “Rifiutando tuo padre...hai ucciso Dio...l’omicidio di Dio...per mano di un innocente...il paradosso!”

IL GIOVANE NON CE LA FA PIÙ’ MA ASCOLTA

G: “Cazzo! Ci sei riuscito! Ho perso l’appetito! L’omicidio di Dio, ma si può...e tu? Non hai ucciso nessuno? Saresti capace di sfiancare anche un martello pneumatico...”

V: “Io non l’ho ucciso, l’ho maledetto...per la mancanza che mi ha procurato, per la vita insulsa in cui mi ha relegato, che mi sia testimone questo tuo cielo sul vagone...quanto l’ho maledetto...Dio...”

IL GIOVANE PROVA A SCUOTERLO E IRONIZZARE

G: “Ok, va bene, respiriamo profondamente, contiamo fino a dieci, battiamo le mani e ricominciamo...non gli diamo un po' troppa importanza a questo Dio...autore della favola...la Creazione...”

IL VECCHIO RIPRENDE UNA VOCE POTENTE E DECISA

V: “Favola? E allora perché l’hai usata per spendere una notte della tua vita e dipingere un pezzo di treno abbandonato su un binario morto? Troppa importanza dici? Per attaccare Dio hai invertito la sua opera più grande...non credi di avergli riservato un po' tanta importanza? Forse troppa, come dici tu?”

IL GIOVANE SI SENTE DI NUOVO COLTO IN FALLO

G: “L’ho preso come esempio, come modello, avevo bisogno di un paragone...non facciamola più di quello che è...rilassati un po'...”

V: “Allora ammetti che l’hai scelto per rappresentare la tua mancanza! Lo hai appena confessato! Liberati! Liberiamoci! Stanotte sta per accadere qualcosa! Non so cosa...ma...senti continua a disegnare ti prego! Ho bisogno di vederti disegnare, voglio vederti creare...fammi partecipe di quello che fai...fammi sentire vivo! Una notte viva, un buio vivente...”

IL GIOVANE E’ DIVERTITO DELL’ESEMPIO, GLI SEMBRA CHE DRAMMATIZZI IL DIALOGO

G: “Un buio vivente...bella questa. Sei un cinefilo? B-movie? Hai appena descritto la notte degli zombie...in fondo che cosa siamo noi due, zombie! Allora facciamo così! Una bella festa zombie! Io disegno e tu mi fai compagnia! Sai che divertimento...passasse qualcuno che risate! Lo faremmo morire dalla paura...aaaaaaaah! Gli zombie attaccano alla giugulare!”

V: “In un film che ho visto gli zombie desideravano vivere...un po' come il cyber biondo di Blade Runner...”

G: “Eccolo il cinefilo, non mi sbagliavo...e allora?”

V: “Possiamo anche essere dei morti viventi, ma viventi, appunto...”

IL GIOVANE RIPRENDE A FARE LO SFONDO SUL VAGONE

G: “Che mangiano altri uomini, oh! Mica hai brutte intenzioni! Guarda che ti acceco con le bombolette...hai sorriso! Quasi quasi potrei spruzzarti un po' di rosso sulle guance, un colorito vitale, assomiglieresti ad uno zombie insoddisfatto che si trucca per piacere agli umani...che c’è? Stai per dire una delle tue frasi d’effetto...ho cominciato a conoscerti! Mi guardi di sbieco e fai partire una freccia...mica tutte a segno, però!”

V: “Noi degli zombie abbiamo la stessa voglia di sopravvivere...ma non basta! La vita nel buio non è vita, è surrogato, finzione, plastica...”

G: “Plastica...”

V: “Si, l’esatto opposto della carne...la tua Genesi produrrebbe maschere di plastica, al posto dei volti di carne...”

IL GIOVANE SI VOLTA VERSO IL VECCHIO SEMPRE SEDUTO PER TERRA

G: “Ok, abbiamo fissato il punto, padre e figlio...ma tu hai avuto una moglie, un lavoro, hai insegnato...tutta la tua vita l’hai passata a maledire Dio e sto figlio che non c’era? Ci credo poco...

V: “Ho vissuto momenti felici, è vero. Amavo mia moglie, ho educato giovani cercando di aiutarli...ma mancava sempre qualcosa...una amarezza di fondo, mi sentivo inquieto...”

G: “Mi sentivo? Perché, come ti senti ora? Me lo immagino com’eri inquieto...brodini e lettuccio, subito dopo le galline...”

V: “Continua a prendermi per il culo, l’importante è ciò che trasmette la tua voce, non quello che dici con i tuoi sberleffi, da quanto tempo stiamo parlando? Un’ora...per me è stato come svolgere un nastro che si era attorcigliato su se stesso...un nastro lungo tutta una vita...”

IL GIOVANE TRA IL COMPIACIUTO E IL DIVERTITO

G: “Caspita! E tutto questo per aver parlato con un cazzone come me? Le spari proprio grosse, sai? Voi vecchi cominciate a guardare il cronometro e vedete che va veloce verso il time out, allora diventate saggi...obbligati a diventare saggi...devo ammettere, però, che una cosa così non mi era mai capitata. Mai avevo parlato con un vecchio, senza veli...”

V: “Tua madre? Cosa dice quando esci di notte, alla tua età...magari non gli dici nulla...”

G: “Ho appena detto ‘senza veli’ e tu ne approfitti subito...mia madre...mia madre...forse non hai capito...”

IL GIOVANE DIVENTA SERIO

V: “Che cosa non ho capito?”

G: “La donna che mi ha partorito è morta subito...che mi dici della Genesi? Se la Genesi è donna? Mi ha fregato anche in quel senso...”

V: “Tua madre è morta di parto? G“Si... V“E con chi sei vissuto fino ad ora?”

G: “Zii, ho più zii io che...con i miei zii potrei fare una squadra di calcio...cugini, tutti generosi, buone persone, mi hanno aiutato, nulla di che lamentarmi...anzi...però...”

V: “Però?”

IL GIOVANE GIOCA CON UNA BOMBOLETTA PASSANDOSELA DA UNA MANO ALL’ALTRA

G: “Forse quello che dicevi tu...vecchio saggio! Sopravvivere non basta...quella mancanza...ora dammi un po' di respiro, devo applicare le formelle, come le chiami tu. E poi disegnarle, mica ci metto poco tempo. Se stai zitto per un’oretta forse ce la faccio a finire in tempo. Come stai? Continui ad avere un colorito che ci servirebbe una sfumatura vermiglia di vernice acetata...”

V: “Ok, sto zitto, guardo e ti dico...dopo.”

SILENZIO, POI L’OPERA E’ TERMINATA. IL GIOVANE E’ COMPIACIUTO

G: “Ecco, vedi! L’opera è terminata! I giorni della creazione invertiti. Si inizia con il riposo, il settimo giorno e Dio si accorge di aver sbagliato tutto...e si finisce con il primo dove decide di non dividere la luce dalle tenebre, meglio le tenebre...sono contento!”

V: “Non mi sembri particolarmente soddisfatto...beh! Non rispondi? Ogni secondo di silenzio mi da ragione...”

G: “Devi ammettere che ho fatto una bomba...fuochi d’artificio artistici, sparati nel cielo di questa città defunta...una bella frase non credi? Prima che rispondi ti dico che mi faccio un po' ridere da solo...allora? Che dici del nuovo vagone?”

V: “Si...direi che è un ottimo lavoro, colori che bucano la vista...non avrai problemi a farti notare, un vagone così colorato non si è mai visto...e la gente noterà quell’aria corrucciata di Dio, che anziché riposarsi, ha l’aria un po' depressa e per niente contenta...”

IL GIOVANE RISPONDE COMINCIANDO A RIPORRE IL MATERIALE NELLO ZAINO

G: “Si, quello che volevo...”

V: “Quello che volevi all’inizio, quando sei venuto qui, ma ne sono successe di cose nel frattempo..noi due ad esempio...i veli caduti...le nostre confessioni...”

IL GIOVANE SI FERMA DAL TRAFFICARE. NON PARLA, MUGOLA

G: “Mmh!”

V: “Dimmi, sceglieresti lo stesso soggetto, ora?”

G: “Tu non demordi mai, eh? Mi ricordi un altro mio amico che quando giochiamo alla play e non riesce a vincere stacca la spina...come buttare il pallone in tribuna...le tue domande vogliono cambiare il campo di gioco...la partita inizia e finisce sullo stesso prato e non in montagna...”

V: “A me piace la montagna, le vette, i sentieri scoscesi, i dirupi...le cose difficili, insomma. Sono le più belle, non credi? Ce l’hai una ragazza? Amici? Il rapporto con i professori? Fai qualche sport?”

IL GIOVANE ASSUME UNA ESPRESSIONE SINCERAMENTE DELUSA

G: “Lo vedi? Ci manca che mi dici se ho qualche hobby...mi stai deludendo sai? Dopo quello di cui abbiamo parlato, tu ora mi fai l’elenco degli anestetici che avrei dovuto assumere per soffrire di meno e fare finta che il peso non ci fosse più, e come d’incanto il fardello...puf! Scomparso! Che delusione vecchio! E pensare che volevi convincermi che la Genesi andava bene così...”

V: “Scusa...non volevo elencarti gli anestetici...cercavo di capire che cosa ruota intorno a te...sai la solitudine...”

IL GIOVANE INDOSSA LO ZAINO E FA PER ANDARE VIA. PARLANO FACCIA A FACCIA IL VECCHIO IN PIEDI

G: “Taci! Della solitudine posso parlarti... non è l’assenza di persone! Anzi, ho conosciuto persone sole che vivevano dentro una bolla di mille rapporti, avevano paura di perderne anche solo uno, come perdere un braccio o una gamba o la testa addirittura...ho conosciuto, invece, persone sole che cercavano un rapporto umano e lo cercavano seriamente...anche uno solo...”

V: “E tu? Non puoi negare che ogni rapporto umano che cerchiamo è lo specchio di quello che stavamo dicendo...in un rapporto vogliamo rivedere la figura del padre, che ci sia stato e meno...è di quello che abbiamo bisogno, di un abbraccio... come quello di un figlio...”

G: “Anche quello può essere anestetico puro al dolore di vivere...sei partito bene, ma stai finendo nelle paludi mielose dei sentimenti...trappoloni per spiriti deboli...continui a deludermi, vecchio. Forse ti ci vorrebbe ancora un po' di grappa...”

V: “Se l’abbraccio è un dono, gratuito, inaspettato...non lo molli più...te lo tieni stretto...presto ti renderai conto che...”

IL GIOVANE URLA CON CONVINZIONE. MOSTRA LO ZAINO

G: “Lo sai che cosa mi tengo stretto? Qual è l’oggetto del mio desiderio? Lo zaino, il mio zaino...qui dentro c’è tutto quello di cui ho bisogno...le mie bombolette e la mia street art, tutto si può dire, ma che non sia mia...lo Street Art Desire è il mio logo...e l’acronimo è Sad, la mia firma...nel mondo dei writers sono conosciuto con questo nome, in inglese vuol dire ‘triste’...guarda che combinazione...ma che hai! Di nuovo con quel colorito...dai! Andiamo a casa...”

IL VECCHIO ANSIMA, MALFERMO SULLE GAMBE

V: ”Associato a te il termine sad mi fa venire in mente la malinconia, lo spleen romantico di Baudelaire, la sensibilità artistica ha bisogno della malinconia...ha a che fare con la mancanza di cui abbiamo parlato, scommetto che quando guardi un tramonto pensi all’altrove che contiene e provi malinconia...ma che cos’è questo rumore? Guarda quelle luci che si avvicinano...sembra un treno che...no è un locomotore...oppure sono gli occhi di un gigantesco zombie che ci viene a visitare...bisognoso di coccole...ahahahahah!”

GUARDANO VERSO LE LUCI, LE BRACCIA A SORREGGERSI

G: “Non dire cazzate, non possono esserci locomotori in un binario morto, a quest’ora...oppure si...

V“Mettiamoci dietro al muretto, vieni! Così non ci vede nessuno, appoggia il tuo prezioso zaino e abbassati...”

SI ACCUCCIANO DIETRO AL MURETTO

G: “Avevi ragione, è una locomotrice...e sta agganciando...il mio vagone...”

V: “Il binario morto...ora è vivo...un treno prenderà la sua direzione, saliranno i passeggeri, vivranno di moto proprio...”

IL GIOVANE SORRIDE GUARDANDO IL VECCHIO ACCUCCIATO

G: “...e la loro sarà una libera scelta, scendere dove vorranno andare...può darsi...stavi per dirlo vero? Il martello pneumatico ha una batteria nucleare infinita...”

V: “Quel Dio che tu hai annullato ha dato loro la libertà di scendere dove vogliono...non li ha solo creati per uno sfizio cervellotico e intellettuale...non è un polveroso topo da biblioteca, Dio...”

G: “Ascoltami, non mi hai convinto...ammetto che ci penserò, ok? Ho la testa che mi fuma...non sono abituato a rispondere a così tante domande...”

V: “Bastasse pensarci...bastasse pensarci...dimmi dove saresti andato a dormire?”

IL GIOVANE E’ PUNTO NEL VIVO, PERMALOSO

G: “Dove vado a dormire, vuoi dire... e che ti frega? Letto, ponte, spiaggia o Caritas, no quella a quest’ora è chiusa...oppure dormo in piedi...ci sono abituato sai? Riesco a farlo anche durante l’ora di ginnastica...uno spasso, dondolo sul posto e sembra che faccia stretching...”

V: “Sei libero di andare a dormire dove e come vuoi, quindi...”

G: “Si, che cos’è? Un indovinello da cerebrolesi? Oppure adesso tiri fuori i fiammiferi e vediamo chi prende quello più corto? Chi è quello più scemo…”

IL VECCHIO CON PUDORE

V: “Io ho due camere, sai con mia moglie abbiamo aspettato di vedere se mai arrivasse un figlio...allora la casa era pronta ad accogliere chi bussava alla porta...quindi se vuoi dormire a casa mia...”

G: “Ehi! Calma! La camera...il figlio...non è che tu mi vuoi adottare? Sei mica uno della associazione di Salvamento? Che tira fuori dall’acqua quelli che annegano? Piaciuta la metafora?”

V: “Anche ora non mi sembri tanto sicuro di quello che dici...come sul tema scelto per il tuo vagone. Comunque toglitelo dalla testa, che ti viene in mente! Volevo solo ospitarti per una notte, non ci sono autobus e immagino tu non abbia mezzi di trasporto...ti ho visto arrivare a piedi...”

G: “Ok, vada per una dormita, una sola però...ma ce l’hai la colazione? A casa di Virgilio il duca... c’è il caffè? Mi hai portato a spasso per l’Inferno...la Creazione al contrario...ma dove mi porti ora? Prosegue il cammino? Lo vedi che sto attento a quello che dici...mio caro schiaccia chiodi!

V: “Non posso portarti in Paradiso, non mi è concesso...”

G: “Una notte ho detto...e poi domani sera ho un’altra opera da disegnare...vuoi conoscere il soggetto? Vuoi venire a vedere?”

IL VECCHIO SORRIDE, SI SENTE RINFRANCATO, FISSA NEGLI OCCHI IL GIOVANE

V: “Volentieri...così proseguiamo il viaggio...già il viaggio... in fondo, è un cammino. Passo dopo passo. Insegnami a disegnare, però. Vorrei che anche qualcosa di me rimanesse impresso...”

G: “Si, può darsi che lo faccia...ci vuole il fisico per questo, lo sai? Virgilio pittore, mah! Non s’era mai sentito! Una cagata storica che più grossa non si può...ma ‘sta notte sembra che tutto, ma proprio tutto possa incastrarsi a pennello...la tua schiena scricchiola...ho sentito rumori sinistri...potresti confonderti con il prossimo soggetto...da puntellare, entrambi...”

V: “Insegnami a disegnare...qual è il prossimo soggetto?”

G: “Un rudere, periferia della città...un rudere come te...da pitturare nuovo di pacca, voglio che splenda come un diamante alla luce del sole...e che accechi più gente possibile...”

SI ALZANO PER LASCIARE IL BINARIO, IL GIOVANE AIUTA IL VECCHIO

V: “Il sole lo faccio io...non vorrei che ti inventassi di farlo nero, un sole che sputi luce buia... G“Vero, non può esserci una luce buia...o c’è luce o c’è buio, anche la penombra...però...vabbè per stasera finiamola qui, ok? Ora ho sonno, ce l’hai una coperta?”

ESCONO DALLA STAZIONE E OGNUNO DEI DUE REGGE L’ALTRO.


FINE



 

Massimo Ansaldo è nato a Varazze ( Sv ) nel 1959 e vive a La Spezia, dove esercita la professione di avvocato. Nel 2014 ha pubblicato il noir Macerie (Leucotea) e nel 2016 Il segno del Sale (Leucotea). Pubblica nel 2020 il romanzo Qualcosa da tacere (Fratelli Frilli Editore) e nel 2022 I delitti di Genova (Fratelli Frilli Editori).

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