Quando un'artista apre le porte del suo atelier è come se mostrasse una parte della sua anima. Quella dove immagina, dove crea, dove comunica. Quella dove, attraverso la materia concreta, tattile, delle sue opere, mette in connessione le sue emozioni con quelle degli altri. E per chi varca quella soglia, inizia un incantesimo.
Pennelli, colori, odore di solventi, tele nude o già in trasformazione. Oggetti comuni, libri, bottiglie, fiori recisi, sparsi ovunque come fossero finestre per l'immaginazione, varchi per vedere oltre all'universo del tangibile, dell'utile, del consueto. Entrando nell'atelier è questo che succede, si attraversa un confine e ci si lascia permeare di colore e suggestione. Una suggestione che non si ferma all'immagine, ma incorpora in sé anche la parola, la musica, il movimento, diventando spazio della poesia, del canto, della danza. Un'esplorazione viva di sinestesie - vedere il suono, sentire il colore, assaporare il gesto - che nutre e rafforza.
Questo è ciò che ci ha regalato la pittrice Benedetta De Benedetti (Themeltinpop ne aveva già parlato qui), aprendo il suo spazio di lavoro al pubblico e invitandolo ad assistere ad un'esperienza unica, un viaggio che si trasforma in una sorta di miracolo dei sensi. L'arte di De Benedetti si è incontrata infatti con quella della danzatrice e coreografa Federica Loredan e dell'artista Rocco Inserra in una straordinaria performance capace di attivare risposte sensoriali ed emotive di grande potenza.
Federica Loredan, antropologa e profonda conoscitrice delle danze afro americane, utilizza il movimento e la danza così come il pittore usa il pennello o il poeta la penna, facendone strumento di narrazione. Nella danza il suo diventa un vero e proprio corpo-narrante, capace di dialogare con le opere dei due artisti in uno scambio continuo, un flusso continuo di sensazioni che scrivono una storia. Questo avviene sia che racconti, attraverso il suo corpo in connessione con lo spazio, di una femminilità incagliata, costretta, insidiata, reclusa, che nella resilienza trova la forza e l'opportunità per rigenerarsi; sia che raccolga, attraverso il fascino di un canto haitiano, il concetto di circolarità, espresso dal corpo ma anche dal segno pittorico.
L'acqua, il rumore del mare, la danza delle alghe, il canto della sirena. L'ultimo atto è stato un dialogo all'unisono tra la danza e la creazione artistica, avvenuto in una contemporaneità di gesti dalla notevole potenza evocativa. Sulle note della canzone "Alfonsina y el mar"di Mercedes Sosa, la coreografia di Loredan e la matita di De Benedetti si sfiorano, si toccano, s'incrociano, s'incontrano, vibrando entrambe nella narrazione del triste esito della vita della poetessa argentina Alfonsina Storni (qui potete trovare la sua storia). Mentre la danza s'immerge nella fluidità di un universo equoreo, la mano di Benedetta De Benedetti fa affiorare dalla carta rosse concrezioni di coralli, cavità di conchiglie, guizzi di squame e dà vita ad una sirena le cui forme sono sciolte nell'opacità di una lacrima.
Un momento toccante, di grande intensità emotiva, che ha coinvolto chi era presente, sia nell'atto creativo che nella forte simbiosi tra le artiste.
A dimostrazione di quanto l'arte sia dialogo, intesa, comunione. Di quanto nell'arte si annulli ogni confine.
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