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Cronache di un’universitaria. Accettarsi




di Daphne Squarzoni


«Clio ti devo parlare!», mi dice Emma appena finita la lezione di Letteratura Contemporanea. La luce di ottobre passa per i vetri dell’università e si lancia sul pavimento di gomma in un curioso gioco di riflessi. «Se hai tempo potremmo andare a prenderci un caffè così ti spiego?», mi propone. Annuisco. «Solita caffetteria?»

«Non potrei mai distoglierti dal tuo quartier generale», scherzo. Emma ha la tessera a punti che usa rigorosamente nella solita caffetteria del vicolo diagonale, l’unico vicolo in diagonale in mezzo ad una rigorosissima città romana fatta di cardi e decumani.

Emma ed io varchiamo le porte scorrevoli dell’università e la nostra attenzione viene catturata da una figura nota: Michele. Michele è un nostro ex compagno di corso, rimasto fin troppo indietro già al primo anno. Per descriverlo in due parole direi che è un buon mix tra un Casanova fallito e una soap opera per ragazzine. Praticamente è un meme vivente! È sempre alla ricerca della donna della sua vita e per cercarla incappa in certe figuracce degne di nota e piuttosto comiche. Figurarsi che ci ha provato anche con me ed Emma, una alla volta e tutte e due insieme… Perfino in questo momento sta inseguendo una ragazza ed è talmente preso che ci passa accanto senza nemmeno vederci. Emma ed io ci scostiamo di lato per lasciarlo passare e lui ci sfreccia davanti con lo zaino rigorosamente su una spalla sola (su entrambe è da sfigati, come insegna lui). Ci supera senza far caso a noi e si riavvia il ciuffo biondo fingendo una nonchalance tradita dalle chiazze di sudore sull'improbabile camicia azzurra. Nel mezzo della sua corsa sfrenata, degna di Apollo alle costole di Dafne, ci nota, si ferma, fa un cenno con la mano e riprende a correre dietro alla sua preda che questa settimana è una rossa lentigginosa con un chilometro di gambe.

«Certo che quel ragazzo è incredibile».

Emma annuisce: «Riprende l’università proprio come l’ha lasciata: inseguendo la ragazza di turno».


«Sono un poco preoccupata», mi confessa Emma dopo aver ordinato il solito macchiato al solito bar.

«Per?»

«Lorenzo. Gli ha riscritto Giada.»

«Giada? Quella Giada?»

«Già…»

Giada è una brutta storia di Lorenzo, probabilmente l’unica e la prima di cui gli sia importato realmente qualcosa e con cui si sia un attimo sbilanciato. Lorenzo è un ragazzo molto diffidente e tende a starsene sulle sue. Questo anche con le ragazze con cui di solito ci prova poco niente convinto di ricevere inevitabilmente un due di picche. Con Giada invece ci aveva provato davvero. Erano usciti insieme diverse volte, si scrivevano quotidianamente e lui aveva cominciato a sbottonarsi un po’. Il tutto per poi sentirsi dire "Ho trovato un altro che mi piace di più quindi finisce qui". Manco a dirlo, Lorenzo l’ha presa malissimo. Talmente male che da quella volta non ci ha più provato seriamente con le ragazze ed è rimasto convinto di quello che gli ha detto Giada: c’è sempre qualcuno di migliore di lui.

«E cosa voleva Giada?», domando sulla difensiva.

«Gli ha scritto su Instagram perché ha cambiato facoltà ed è di nuovo in zona», mi racconta Emma. La sua espressione non promette niente di buono.

«E lui?»

«Lui non le ha ancora risposto, ma quando me lo ha raccontato mi sembrava lì lì per farlo.»

«No», decido perentoria, «Sarebbe una cosa masochistica e autodistruttiva.»

«È quello che penso anche io. Ma sono sinceramente preoccupata.»

«Eh… ci credo. Però che possiamo fare?»

«Niente. Stargli vicino e vedere cosa vuol fare lui.»

Annuisco e recupero il cellulare per vedere che ore sono. Troppo tardi: la lezione comincerà a breve.

Emma ed io facciamo irruzione in aula 221 sul filo del ritardo. Un classico.

«Ben arrivate», ci accoglie Lorenzo già seduto al suo banco con il computer aperto davanti «Questa volta siete riuscite a precedere pure il professore», scherza. Di solito falliamo miseramente anche in questo.

«Anni e anni d’esperienza», dico sedendomi tra lui ed Emma. Lorenzo scuote la testa esasperato. A volte penso che ci voglia troppo bene per come ci sopporta pazientemente e ci aiuta sempre. Lorenzo è davvero una gran persona, una delle più intelligenti che conosca. «Buongiorno», si annuncia il professore con la solita voce nasale. «Oggi parliamo di come madame da Tourvel tenti inutilmente di scacciare il Visconte di Valmont e di come facendolo menta a sé stessa», ci informa dopo essersi tolto la giacca marrone con un quasi-passo-di-danza. «Lui continua la sua corte spietata e lei continua a tentare di resistergli perché sa che è peccato mortale tradire il marito.» Poi prosegue: «Sa perfettamente che è sbagliato dare corda a questo tipo di attenzioni, ma ha bisogno che lui le dica continuamente “ti amo”. Ad un certo punto vivrà una vera e propria scissione dell’io perché sta peccando, ma la sua autostima ha bisogno di essere al centro dell’amore di Valmont».


Questa storia mi ricorda un po’ Lorenzo: sbaglierebbe assolutamente a dar corda a Giada, ma ha così poca autostima che potrebbe caderci soltanto per sentirsi cercato e amato. Che poi davvero c’è un interesse? Probabilmente lei, come Valmont, lo userebbe solo per i suoi comodi. Ma forse sono troppo cattiva. Forse lei nemmeno lo fa con malizia, cerca solo un appoggio e non si rende conto che lui ha un’autostima più fragile di quello che sembra. Lorenzo da fuori sembra uno molto sicuro di sé, molto sul pezzo. Poi dentro è fatto di tanti labirinti e tanta sensibilità che spesso lo rendono dolorante e insicuro. E poi chi non lo è? Chi di noi può dire di accettarsi completamente? Chi non ha mai almeno una giornata in cui si guarda allo specchio e si vede orribile? Magari una di quelle giornate in cui ti svegli con l’immancabile brufolo sulla fronte, o ti guardi ed il tuo naso è decisamente orribile, e poi quella pelle, quei capelli, quel viso… Siamo i più implacabili giudici di noi stessi, e questo è vero al di là di tutti i luoghi comuni. Accettarsi completamente è un percorso che non finisce mai. Anche perché siamo camaleonti e continuiamo a cambiare sfumature, facciamo in tempo a cominciare ad amare un colore e già siamo di un altro. Una fregatura? Forse. Forse invece è la nostra più grande risorsa e dovremmo cominciare a guardarla nel modo giusto. Insomma, ha davvero senso fare come fa la presidentessa e affidare la nostra autostima a qualcun altro? Non si rischia forse di finire come Michele? A correre dietro a tutte cercando qualcuno che ti ami perché non sai amare te stesso? O come Lorenzo che è una persona stupenda, ma ha troppa paura di non venir amato per provarci…


«Oooh», mi chiama Emma, «Clio?»

Mi riscuoto. «Dimmi.»

«Cosa stai pensando?»

«Che per aiutare Lorenzo dovremmo buttargli lì l’idea di lavorare sulla sua autostima.»

Emma fa silenzio per un po’: «Effettivamente penso che io e te siamo finite in relazioni felici anche perché stavamo bene da sole. Forse Lorenzo dovrebbe prima passare un po’ di tempo con sé stesso e poi cercare qualcuna».

Annuisco. «A pranzo gliene parliamo.».

Emma acconsente. «E comunque vorrei tanto fare questo discorso con Raf presente», scherza riferendosi al fatto che "stiamo bene anche da sole". Ridacchio sottovoce. «Gli hai fatto praticamente patire l’inferno per riuscire a stare con te», mi sfotte la mia amica.

Faccio spallucce. «Be’? Nessuno lo ha obbligato ad imbarcarsi nell’impresa.»

«A vederlo con te direi che non gli dispiace troppo.»

Sorrido. Raf con me ha davvero purgato anche i peccati che non ha commesso ed Emma ha assistito a tutti i suoi tentativi con tanto di retroscena. È stato bravo, Raf.

«Tu sei stata più buona», bisbiglio, «Anche perché avete avuto un altro genere di ostacoli.» Federico ed Emma sono stati una coppia clandestina per un periodo, una di quelle cose da "io e te contro il mondo".

«Già. Alla fine, ogni grande amore ha bisogno delle sue battaglie», afferma la mia amica. «E forse il mostro che deve affrontare Lo’ è proprio sé stesso. Ma sono sicura che quando toccherà a lui si innamorerà follemente e saranno entrambi fortunati».

Emma annuisce convinta. Il professore sta sproloquiando di qualcosa circa il visconte e la marchesa e la presidentessa. Emma ed io come al solito ci siamo perse un pezzo di lezione. «Comunque lo aiuteremo noi a trovare la ragazza dei suoi sogni», mi dice, «Intano sarà meglio che gli chiediamo di passarci gli ultimi 10 minuti di lezione». Emma ride e poi torna a concentrarsi. Io mi prendo ancora qualche secondo e penso che in università ho davvero imparato chi sono e come volermi bene e solo dopo aver imparato a volermi bene ho permesso a qualcun altro di farlo. Forse ora possiamo aiutare anche Lorenzo, ad accettarsi un po’ di più, ad amarsi un po’ di più e magari, chissà, anche ad innamorarsi quindi: stay tuned.


 


«Allora?», domando, «Ti piace?»

Raf alza lo sguardo dallo schermo del cellulare. «Carino»

Il treno ci sta portando in uni. «Sembra una fanfiction, però», commenta.

«Eh lo so. Ma che ci vuoi fare? Posso sviscerare solo pochi temi ad episodio», mi giustifico. Raf mi sorride. Mi appoggio sulla sua spalla. «Diventi una scrittrice per ragazzine innamorate», scherza.

«Non preoccuparti. Nella prossima puntata col professor R. avrai pane per i tuoi denti», anticipo.

«Vedremo.».



 


Daphne Squarzoni, nata nel 1999, laureata in Studi Storici e Filologici, si sta specializzando in Filologia e Critica Letteraria. Dal 2019 porta avanti numerosi progetti didattici nelle scuole elementari insieme all'associazione Siderea e alla casa editrice Isenzatregua, con cui collabora attivamente e con cui ha pubblicato nel 2022 Piccolo diario della guerra europea del 1914-1915.




 

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