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  • Immagine del redattoreRedazione TheMeltinPop

#andandoazonzo: da Genova all'Atlantico




La voce del vento, lo schiaffo dell'Oceano Atlantico. Un viaggio ai confini dell'Europa, nel primo, o ultimo, a seconda dei punti di vista, baluardo di terra di fronte alla vastità dell'azzurro.


5.200 chilometri, cinquemiladuecento, per un giro ad anello che ha Genova come punto di partenza e di ritorno, Sagres, in Portogallo, la meta principale. Nel mezzo tappe diverse in Francia e in Spagna. Un percorso affrontato a luglio 2022, nel bel mezzo dell'ondata di caldo che ha investito l'Europa.


Tappa 2 - San Sebastian e Salamanca



di Emanuela Mortari


Ci svegliamo presto, ma non troppo, per la seconda tappa del nostro viaggio in auto da Genova a Sagres (Portogallo). La temperatura all’esterno ci sorprende: è quasi fresco, siamo sotto i 20 gradi. Partiamo rigenerati in direzione del confine con la Spagna. Le montagne si vedono solo in lontananza. Abbiamo percorso pochi chilometri in autostrada quando scorgiamo una scultura stupefacente d’acciaio in un autogrill immerso nel verde (l’aire de les Pyrénées https://www.vinci-autoroutes.com/fr/aires-et-services/a64/aire-de-les-pyrenees/): rappresenta un omaggio al Tour de France sui Pirenei da parte di Jean-Bernard Metais. L’artista ha riprodotto i saliscendi che affrontano i ciclisti, sino all’esultanza della maglia gialla sul traguardo. L’opera è stata realizzata tra il 1995 e il 1996 e ci sono volute tonnellate di acciaio per completarla: ha raggiunto la bellezza di 30 metri di diametro e 18 metri di altezza. Un’incertezza a un bivio all’interno dell’enorme area di servizio ci impedisce di fermarci ad ammirarla come avremmo voluto, sarà l’unico vero rimpianto di questo lungo viaggio.

Invece che puntare dritti sulla città scelta per la nostra tappa di sosta notturna, facciamo una leggera deviazione per visitare San Sebastiàn, Donostìa nella lingua basca. Ci lasciamo guidare dal viale che percorre il lungofiume (l’Urumea divide la città) e sistemiamo l’auto in un parcheggio sotterraneo a pochi passi dalla foce.

La prima impressione è che sia una città curatissima e “ricca” oltre che molto giovane. Il verde pubblico è mantenuto come se fosse un giardino privato e, lo constateremo in uscita dal centro, è un’attenzione che riguarda anche la periferia. Viene forse scontato fare qualche analisi storico-sociologica sulla questione: sui Paesi Baschi e sul senso di appartenenza al territorio degli stessi cittadini. Camminiamo sotto il sole che comincia a farsi cocente pur essendo solo le 10:30 del mattino. Del primato di Donostìa come città più piovosa della Spagna oggi non c’è traccia. Guardando l’Oceano, alla nostra destra scorgiamo una spiaggia dove i surfisti sono già all’opera: è la Zurriola, ma noi ci facciamo incuriosire dal camminamento che si perde in un promontorio alla nostra sinistra. Il nome è profetico: Salamanca Pasealekua (Passeggiata Salamanca).




La passeggiata è lunga, il caldo si fa intenso, ma il paesaggio ci spinge ad andare avanti. Arriviamo sulla punta del promontorio e l'isolotto di Santa Clara, che ricorda un po' l'isola Gallinara della nostra Liguria, ci fa intuire che stiamo per arrivare nella baia a forma di conchiglia da cui prende il nome la spiaggia La Concha. Siamo ancora distanti, ma riusciamo a scorgere tanti, tantissimi puntini in movimento avanti e indietro su quella striscia di sabbia lunghissima (pare sia di circa 1.350 metri). Ci avviciniamo e solo quando arriviamo nei pressi degli ormeggi delle barche ci rendiamo conto che è l'ora della bassa marea. Il nostro primo incontro con l'Oceano si traduce in stupore per come sia evidente il fenomeno rispetto al Mediterraneo. I mitili, solitamente sommersi, sono ben in vista di almeno un metro e mezzo sui pali di legno che servono per l'ormeggio.


La bassa marea è l'ideale per passeggiare sulla sabbia e il riparo offerto dalle due montagne che la racchiudono a Est e a Ovest, la rendono ideale anche per i bambini. Qui l'Atlantico (anzi, il Mar Cantabrico) è gentile. Sorpresi e impreparati, senza un costume da bagno, ci togliamo le scarpe e iniziamo a camminare con l'acqua che massaggia le caviglie, diventando anche noi due dei puntini agli occhi di chi ammira quello spettacolo da lontano. Sono centinaia le persone che passeggiano, c'è chi è organizzato anche con lo zainetto che custodisce abiti e scarpe.

La bellezza della Concha ci conquista a tal punto che ci invoglia a tornare in futuro. Si tratta, in effetti, di una delle spiagge urbane più famose d'Europa. Basta risalire verso monte e ci ritroviamo in pieno centro senza dover rifare la passeggiata a ritroso. San Sebastian brulica di negozi di abbigliamento, di bar e ristoranti, immersi in un'architettura che mescola modernità e Belle Epoque. Marciapiedi ampi e piastrellati invogliano a camminare. Mangiamo in un bar, senza fretta e ripartiamo nel primo pomeriggio con la promessa di ritornare.




Ci lasciamo alle spalle i Paesi Baschi e il clima ancora piacevole, seppur caldo. L'impatto con la Meseta spagnola è più duro del previsto. La direttrice che porta a Burgos e Valladolid è un deserto inospitale privo di insediamenti umani. In quel momento comprendo tutte le contraddizioni della Spagna legate alla sua geografia, come ho letto nel Potere delle mappe (Garzanti) di Tim Marshall. Un terreno vastissimo dove l'uomo può far poco (estati caldissime e inverni freddi e nevosi nella Meseta) e zone costiere dove si concentra “il traino” del Paese che vorrebbe tanto staccarsi.



Una dorata distesa a perdita d'occhio attraversata da una lingua d'asfalto in cui si raggiungono facilmente i 42 gradi. A differenza della Francia, le autostrade sono gratuite ma mancano di servizi utili per chi le attraversa a queste temperature. Per raggiungere le aree di servizio occorre uscire e le coperture per ombreggiare le auto sono una vera rarità, lo scopriremo a nostre spese.

La fortuna di aver trovato un'ottima offerta su Booking per l'hotel che ci ospita a Salamanca (Catalonia Plaza Mayor, un quattro stelle), ci consente di beneficiare della piccola piscina sul tetto dell'albergo. Una benedizione perché alle 20 ci sono ancora 39 gradi.


A Salamanca, patrimonio Unesco, il sole sembra non tramontare mai e capisco perché la chiamano La Dorada: il sole esalta e fa risplendere i suoi edifici in arenaria. Ci aggiriamo nel meraviglioso centro storico della città alla ricerca di un posto dove cenare. Stavolta non ci facciamo consigliare e vaghiamo tra decine di ristoranti turistici, scegliendone uno che ci ispira e che non ci delude.

Si intuisce subito che si tratta di una città universitaria (l'Ateneo è il più antico di Spagna) e che si fonda anche sul turismo culturale: incontriamo moltissimi gruppi di giovani. Non si contano le architetture che meritano una fotografia a partire da Plaza Mayor con i suoi archi e le facciate di diversa misura, le due cattedrali (nuova e vecchia, quest'ultima accessibile solo attraverso la prima), l'imponente convento di Santo Stefano. L'edificio più curioso è però la biblioteca, ossia la Casa de las Conchas (Casa delle Conchiglie), che sulle facciate ha decine di conchiglie in rilievo, simbolo dell'ordine di San Giacomo di Santiago di Compostela.



continua...


(Le foto presenti nell'articolo sono proprietà riservata dell'autrice)



 


Emanuela Mortari, nata a Genova nel 1977, laureata in Scienze Politiche, lavora come pubblicista freelance per varie testate giornalistiche online, occupandosi prevalentemente di sport, economia e spettacolo. Nel 2021 esordisce nella narrativa con il thriller informatico "Connessione a rischio" (Another Coffee Stories Edizioni).









 

Se ti sei perso la prima tappa del viaggio, recuperala qui.



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