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FuoriSerie. "AFTER LIFE"

Immagine del redattore: Redazione TheMeltinPop Redazione TheMeltinPop




di Alessia Spinola


Titolo: After life

Genere: commedia drammatica

Episodi: 18 (6 a stagione)

Durata: 30 minuti circa (a episodio)

Produttore: Charlie Hanson

Regia: Ricky Gervais

Distributore: Netflix

Attori: Ricky Gervais (Tony), Kerry Godliman (Lisa), Penelope Wilton (Anne), Tom Basden (Matt), Diane Morgan (Kath), Ashley Jensen (Emma), Tony Way (Lenny), Mandeep Dhillon (Sandy)


After Life è la serie televisiva ideata, scritta, diretta e interpretata dal comico inglese Ricky Gervais, già conosciuto al pubblico per la versione britannica della serie The Office e per le sue popolari stand-up comedies dal carattere sarcastico e politicamente scorretto.

In questa serie, però, Ricky Gervais vuole stupire e perciò aggiunge un sentimentalismo inaspettato che si distacca dal suo tipico cinismo.


After Life racconta la storia di Tony, un uomo che perde tutto ciò che ha di più caro, ovvero sua moglie Lisa, morta a causa di un tumore al seno a soli 46 anni. Questo tragico evento porta Tony a rifugiarsi nel suo dolore, diventa una persona estremamente cinica e pungente perché nulla più lo tocca da vicino e allora acquisisce questa specie di superpotere che gli fa dire tutto ciò che gli passa per la mente, anche le cose più inopportune.


Siamo in una città dell’Inghilterra del sud, a Tambury, e Tony lavora nel giornale locale diretto dal cognato Matt, il Tambury Gazzette.

Nell’ufficio del giornale troviamo il fotografo Lenny, bersagliato da Tony perché mangia continuamente, l’addetta alla pubblicità Kath, una donna fortemente credente che avrà un notevole sviluppo nel corso della serie, e la stagista Sandy, a cui Tony deve illustrare il mestiere.

Il giornale locale si occupa principalmente di notizie strambe che riguardano persone comuni e questo è un elemento che conferisce maggiore comicità alla serie, perché, nonostante la drammaticità del tema principale, After Life riesce sempre a trovare il lato umoristico della vita, anche nella tragedia.


Tony è costantemente assalito da pensieri suicidi e tutte le volte che ha provato a porre fine alla sua vita è stato fermato dal cane Brady, il suo unico compagno con cui passa le serate seduto sul divano accompagnato da una bottiglia di vino.

In questi momenti Tony è davanti al suo computer e guarda i video dei momenti felici passati con sua moglie e, soprattutto, la registrazione che gli ha lasciato dall’ospedale tramite la quale, passo dopo passo, lo aiuta ad elaborare il lutto.


“Se guardi questo video, è perché non ci sono più. E non posso dirtelo di persona, troppo imbarazzante. Per te, non per me, ovviamente.”


-Lisa, 01x01



Il cognato Matt cerca in tutti modi di aiutare Tony ad affrontare il suo dolore, ma viene sempre respinto con battute irriverenti, mentre il terapeuta da cui si reca è un personaggio davvero insolito che incarna la mascolinità tossica e non è per niente d’aiuto.


La vera terapia che Tony fa è con Anne, un’adorabile vedova che incontra sulla panchina del cimitero dove entrambi si recano quotidianamente a salutare i propri coniugi defunti.

Anne è una donna saggia e con lei Tony riesce ad aprirsi e a parlare del suo dolore: questi momenti davanti alla tomba sono gli unici in cui è senza maschera, nudo davanti ai suoi sentimenti. Un po' alla volta Anne riesce a trasformare la rabbia di Tony in gentilezza verso il prossimo e lo convince a tornare a vivere.


“La felicità è meravigliosa. È così meravigliosa che non importa se è nostra o no.”


- Anne, 01x05



Un’altra figura femminile molto importante è l’infermiera che assiste il padre di Tony affetto da demenza e che lui va a trovare tutti i giorni nella casa di riposo: con lei prova la voglia di ricominciare e di essere gentile.


Alla fine della serie, grazie a queste due donne e ai suoi colleghi di lavoro, troviamo un Tony diverso che si riapre gradualmente alla vita, senza però perdere la sua buona dose di sarcasmo.


Il messaggio che Ricky Gervais vuole lanciarci con After Life paradossalmente è proprio quello della felicità, ovvero farci capire che il dolore esiste ed è reale, che tutti soffrono per ragioni diverse, ma siamo noi a decidere se lasciarci divorare da questo dolore oppure trasformarlo in energia positiva per noi e per gli altri che ci circondano.

Non siamo soli a questo mondo, abbiamo delle persone che ci vogliono bene e dobbiamo almeno provare ad essere felici per loro, anche perché la felicità è contagiosa e, alla fine, finiremo per contagiare noi stessi.

Ecco quello che ho capito con After Life: ci vorrebbe un’epidemia di felicità.

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