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Trovare l’arte (e metterla da parte). Capodanno cinese




di Cristina Castagnola


Capodanno è la chiusura definitiva di tutti i ‘giochi’. È la conclusione delle cose buone o meno che abbiamo fatto in quei 365 giorni. Da lì, si ricomincia, volendo anche da zero.

Ma quando e come viene festeggiato nel mondo?


Qui, si apre un universo: nella maggior parte dei Paesi, si celebra il 1° di gennaio, come nel nostro caso.Tuttavia, abbiamo da tempo imparato che la nostra cultura non è necessariamente quella più giusta o preferibile. Molti altri calendari derivano da influenze religiose; alcuni, invece, si basano sul movimento della luna o del sole. Per questo, talvolta le celebrazioni dell’anno nuovo possono variare di data.

Per esempio, il capodanno aborigeno è festeggiato dalla tribù dei Murador in Australia occidentale il 30 ottobre. In Cambogia, prende il nome di Choul Chnam Thmey e si osserva tra il 13 e il 15 aprile, tre giorni in cui i cambogiani partecipano a riti di purificazione e a giochi tradizionali con famiglia e amici. In Iran, è chiamato Nowruz, “giorno nuovo”, e cade tra il 20 e il 21 marzo. Secondo il calendario lunare coreano, Sōllal è il primo giorno del nuovo anno e viene celebrato con vestiti tradizionali e mangiando Tteokguk, una zuppa di gnocchi di riso in brodo che si dice porti fortuna.

Insomma, ogni luogo e ogni popolo decide liberamente quando e come concludere un altro anno sulla Terra. Tutti, comunque, siamo accomunati dal desiderio di riprovarci ancora una volta e di lasciarci alle spalle il passato.





Ce n’è uno, però, che è probabilmente il più conosciuto e uno dei più spettacolari: il capodanno cinese (Chūn Jié), tra il 21 gennaio e il 20 febbraio. Il loro calendario si basa sulla rotazione di 12 animali zodiacali, ognuno con delle caratteristiche particolari che, si dice, influenzino il carattere delle persone nate sotto quel segno. Per quest’anno, è stata la volta del coniglio, il quarto animale nel ciclo, che dovrebbe portare un anno di pace. Nello specifico, si celebra il Coniglio d’acqua, che amplifica l’emotività e la pacatezza.


Conosciuto anche come “Festa di primavera”, è il momento in cui tutte le famiglie si riuniscono, vengono fatte offerte agli antenati e si prega Buddha. Non si festeggia

solamente in Cina, ma anche in altri paesi dell’Estremo Oriente, come Mongolia, Nepal o Vietnam.

Tradizionalmente i festeggiamenti durano 16 giorni, dalla vigilia alla festa delle lanterne. Nelle settimane precedenti alla festa, si pulisce totalmente la casa per cercare di ‘spazzare via’ la sfortuna dell’anno passato e prepararla per un nuovo futuro.

Nasce dalla leggenda del mostro Nian, che, secondo la storia, compariva una volta all’anno nei villaggi per attaccare le persone. Aveva, però, paura dei rumori forti e del rosso, così gli abitanti abbellivano le loro case con quel colore, si suonavano tamburi e si facevano esplodere i fuochi d’artificio per cacciarlo.


Durante i festeggiamenti, si svolgono due tipiche danze, come riti propiziatori per l’anno nuovo.

La danza del leone si pratica durante la Festa di metà autunno e durante il capodanno. I ballerini, nascosti dai costumi, muovono queste figure, seguendo la musica dei tamburi che scandisce il ritmo. È considerata una pratica che permette di scacciare gli spiriti cattivi. Prima di poterla eseguire, però, si deve fare il rito di battesimo.

Ci sono diverse leggende riguardo la sua origine: potrebbe derivare da una carestia che l’imperatore riuscì a risolvere facendo erigere una statua a forma di leone, oppure si narra di una parata dedicata a Buddha con uno di questi animali in testa al corteo.


La danza del drago, invece, si esegue al nuovo anno come augurio di fortuna. Viene realizzata da un corpo di ballo esperto che deve ‘dare vita’ a una specie di serpente, non sotto un costume come nella prima danza, ma sorreggendolo con dei pali. Sono guidati da una perla che rappresenta la luna, l’energia dell’universo, che il dragone cerca di mangiare. Il tutto viene accompagnato dalla musica di tamburi, piatti e gong.


Il drago, nella cultura cinese, è rappresentato come l’unione di diversi animali: cervo, toro, coniglio, tigre e pesce, riuniti nella forma di serpente. È diventata poi una figura mitologica venerata in quanto portatore di pioggia e, di conseguenza, di prosperità. Infatti, gli stessi imperatori si consideravano dei draghi: rappresentano la forza, la dignità e la saggezza.

Spesso, nelle scuole di Kung-Fu, studiano entrambe queste danze, in cui sono necessari collaborazione e allenamento, oltre che coordinazione fisica e tecnica.


È una danza che fa parte della vita della Cina e si è diffusa in tutto il mondo grazie all’emigrazione di questo popolo. Mentre, nel nostro ideale, rappresenta una creatura malvagia, in Estremo Oriente sono portatori di armonia. Per chi, come noi, non è avvezzo a questo tipo di festeggiamenti, è sicuramente una vera esperienza da dover vivere (anche spiritualmente) almeno una volta.



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