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  • Immagine del redattoreRedazione TheMeltinPop

Ritratti di donne. Whitney Houston e Virginia Woolf



Scrittrici, attrici, cantanti, scienziate, pittrici, regine, imprenditrici, cuoche, rivoluzionarie. Quanta creatività, quanto talento, idee, coraggio, orgoglio dentro all'anima dell'universo femminile. Partendo da Agatha Christie per arrivare a Whitney Houston, attraverso Marilyn Monroe, Mary Shelley, Rose Montmasson, la vedova Clicquot e molte altre, "Ritratti di donne" (Morellini Editore, 2023) ci presenta un gruppo di donne che meritano di essere conosciute per la loro esperienza di vita e per quello che ci hanno lasciato.


Ventotto autrici per ventotto racconti, scritti per raccontarcele, tracciandone una breve biografia e aprire una finestra su un momento particolare della loro vita, come se, per qualche istante, noi fossimo lì, a fianco a loro, per vederle muoversi e agire nel loro mondo. E raccoglierne in quei brevi e preziosi tratti la loro eredità e tutta la loro umanità.


Per farvele conoscere meglio e capire lo spirito che ha animato questo progetto nato da un'idea di Sara Rattaro, Themeltinpop ve le presenterà ad una ad una attraverso le loro parole.


 

Margherita Firpo presenta Whitney Houston


Da Wikimedia

Perché hai scelto proprio questa donna?


Non sono stata io a scegliere Whitney ma lei a scegliere me. Ero in un periodo della mia vita in cui, più di ogni altra cosa, esigevo essere me stessa, volevo dare libero sfogo alla mia “vocazione” di scrittrice ma mi sentivo imprigionata in un destino già scritto.

Quando l’ho sentita sussurrare, in un video rubato nel backstage, la sua famosa frase Can I be me? ho avuto la sensazione che fosse un messaggio per me. Ho pensato: “desideriamo la stessa cosa”.

Allora mi sono buttata a capofitto nella sua storia, per conoscerla meglio e restituirle la reputazione che le è stata appiccicata senza ritegno dopo la sua morte, così tragica e vigliacca. “Era una tossica. Aveva tutto. Ha buttato via la sua vita. Ingrata.”

No, Whitney non era questo. Whitney era quella ragazza che si addormentava sul divano a guardare la tv con suo padre, solo per avvertire il suo respiro accanto a lei. Era quella donna che non ha potuto amare come desiderava. Che avrebbe voluto tanto una seconda possibilità ma, purtroppo, non è riuscita a fermare quel treno in corsa che era la sua vita.


Cosa le diresti oggi se potessi incontrarla?


Una notte, in sogno, Whitney è venuta da me.

Aveva la fascia in testa, per raccogliere i suoi ricci che odiava così tanto, sorseggiava un Margarita e mi guardava. I suoi occhi, pozze di petrolio, mi hanno bucato l’anima, quasi a volermi dire “Io non lo volevo. Io, il mio dono, non lo volevo. Io desideravo solo poter essere me stessa”.

Se oggi la incontrassi davvero le direi che una persona vincente non è che una che non sbaglia mai ma una che si mette in discussione continuamente. Quindi Whitney, viva le tue insicurezze, perché sono state proprio quelle a renderti così grande.


Una curiosità in più su di lei che racconteresti ai nostri lettori?


All’apice del suo successo come cantante, Kevin Costner, produttore e regista del film “The Bodyguard” volle proprio lei al suo fianco a recitare. Lei era timorosa, voleva pensarci. Sarebbe stato il suo primo ruolo come attrice. Il giorno del provino aveva paura. Sparì per venti minuti nel camerino, tentando di scaricare Nippy per trasformarsi nella Whitney sfrontata.

Tornò con il trucco da battaglia, quello spesso dei concerti, ma le lacrime della paura lo fecero sciogliere, sotto le luci calde del set.

Continuava a chiedersi “Sarò all’altezza?”.

Poi a Kevin venne l’idea di farle cantare le prime note di “I will always love you” a cappella, e far partire la musica solo nel ritornello. Il cuore dei presenti smise di battere, per qualche secondo.

Era lei la donna che cercavano.


Raccontaci qualcosa su di te e sulla tua passione per la scrittura.


È grazie a Sara Rattaro se ho ricominciato a credere nel mio sogno.

Scrivere per me non è una passione, è urgenza, è vedere i miei figli che giocano, un signore per strada che chiede l’elemosina, è osservare immagini di vita reale e sentire immediatamente il desiderio di renderle vive su carta. Al giorno d’oggi i momenti si immortalano con le foto, con le condivisioni sui social. Io li rendo eterni sulla mia adorata carta, che profuma di autenticità e di ricordi che posso toccare e sentire ogni volta che lo desidero.



Margherita Firpo è nata a Genova nel 1981 e vive nella campagna dell’entroterra genovese

insieme alla sua famiglia. Lavora da 16 anni nell’ufficio HR di una multinazionale ma coltiva da sempre la passione per la scrittura.

Per la casa editrice De Ferrari ha pubblicato “Un sorso di Jazz” (2012) e, per Edizioni Drawup, “I pettirossi non smettono mai di cantare” (2014), romanzo vincitore del VII° Premio Letterario Pagine di territorio - Storie di uomini e Paesi 2015 e “Una matrioska di anime” (2016).

La sua poesia “Disperanza” ha ricevuto una segnalazione di merito al concorso “Premio Città di Latina” del 2015.

Instagram: @margherita.firpo




 

Manuela Fucci presenta Virginia Woolf



Perché hai scelto proprio questa donna?


Leggere i diari ha rafforzato l'idea che già avevo di Virginia Woolf: di una donna poliedrica. Ho così scoperto e amato un altro aspetto della sua personalità, mi riferisco alla sua ironia. Era capace di osservare la realtà in tutte le sue sfaccettature, come l'occhio di una telecamera sul mondo. Amo la sua scrittura precisa e profonda; le parole che ne richiamano altre, una dopo l'altra a formare un pensiero perfetto. In ogni frase emerge un nuovo significato da scoprire, soprattutto riferito al mondo interiore dell'essere umano. Virginia scava nelle emozioni dei suoi personaggi che si muovono, agiscono, parlano perché ‘provano sentimenti’, hanno pensieri.


Cosa le diresti oggi se potessi incontrarla?


Nulla. Mi piacerebbe ascoltarla mentre parla alle donne, legge e racconta la vita, la quotidianità filtrata attraverso il suo sguardo curioso. Mi piacerebbe vedere la stanza dove ha creato i suoi romanzi e, perché no? mangiare insieme come due vecchie amiche.


Una curiosità in più su di lei che racconteresti ai nostri lettori.


La foto, forse simbolo, di Virginia Woolf fu scattata da un fotografo originario di Dromahair, un piccolo paese della contea di Leitrim. Non era un fotografo famoso. Era un uomo normale, discendente da una famiglia di pastori, che si trovò a Londra nel 1902. Proprio lì avrebbe scattato una fotografia che sarebbe rimasta per ‘secoli’ scolpita nelle nostre menti. La modella immortalata era proprio Virginia Adeline Stephen che oggi conosciamo come Virginia Woolf. In questo scatto Virginia appare serena, pacata e molto lontana dall’immagine di donna malata che tutti conosciamo. Una fotografia che fissa ciò che lei era: un genio.


Raccontaci qualcosa su di te e sulla tua passione per la scrittura.


Come suggerisce la parola ‘passione’, nella scrittura riverso tutto il mio entusiasmo e il desiderio di raccontare. Ho iniziato a scrivere quando ero alle elementari. Una volta finito di studiare sceglievo uno dei libri di mio padre; leggevo, mi immergevo in quelle storie. Era come uscire da una porta laterale, nascosta e viaggiare con la fantasia, ma anche con gli occhi. Vedevo quelle immagini e i personaggi che le abitavano. Alcuni sono rimasti impressi nei miei ricordi e ancora li porto nel cuore. L’importante era provare emozioni. Credo che questo è ciò che fa la scrittura: costruisce immagini per lasciarci un tocco. Forse è il motivo per cui alcuni libri ci toccano più degli altri. Ci fanno dire: non l’ho più dimenticato!

A un certo punto, il percorso di vita mi ha allontanato dalla scrittura. Ho realizzato altri importanti progetti senza mai dimenticarmi di lei. Poi, un giorno ho incontrato Sara Rattaro e da lì è ripartito tutto. Grazie a lei e alle persone che ho conosciuto nel percorso di studio sono tornata a immaginare storie e a scriverle.

Scrivere è: terapeutico, liberatorio; è fantasia!


Manuela Fucci vive a Napoli con la sua famiglia. Classe 1973, ha

collaborato presso diversi studi legali della città. Studia scrittura creativa.


Ha scritto alcuni racconti pubblicati su riviste e raccolte; l’ultimo è stato

pubblicato nella raccolta Questione di scelte Morellini Editore, dopo uno

splendido percorso nella Fabbrica delle Storie di Sara Rattaro.


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