"Ritratti di donne 2"(Morellini Editore), storie di donne scritte da donne.
Ventisette nuove storie per altrettanti personaggi femminili, figure che hanno lasciato un segno, che si sono distinte nel campo in cui hanno messo a frutto il loro talento, la loro determinazione, il loro coraggio. Piccoli ma significativi frammenti delle loro vite, ancora una volta raccolti e raccontati con passione dalle allieve della scuola di scrittura La Fabbrica delle storie della scrittrice Sara Rattaro.
Veronica Favale presenta Margherita Hack
Perché hai scelto proprio questa donna?
Ho scelto Margherita Hack perché tra le donne della storia è colei che ha lottato per la giustizia, il rispetto delle donne e la solidarietà usando come arma principale la gentilezza, l’ironia e il potere intellettuale della curiosità. Margherita, ricordata come la donna delle stelle, a me piace proporla come la donna delle possibilità perché attraverso le sue esplorazioni è diventata non solo precursore del progresso scientifico ma anche sociale lasciandoci in eredità la sua visione sulle libertà individuali, in primis delle donne che possono salvarsi dalla violenza e dalle manipolazioni facendo leva sull’autonomia di pensiero e di movimento.
Scrivere su Margherita è stato un viaggio nel tempo che ha permesso di approfondire cosa significasse per una ragazzina crescere durante gli anni del fascismo e apprezzare ancora di più la testimonianza di chi non ha avuto timore di affrontare gli stereotipi e sfidare le convenzioni incoraggiando ragazzi e ragazze di ogni tempo a non abbassare mai la guardia e a battersi per l’acquisizione dei diritti che non sono mai scontati e che una volta acquisiti è necessario proteggere.
Cosa le diresti oggi se potessi incontrarla?
Se potessi incontrare Margherita le esprimerei gratitudine per aver creduto nel potere del cambiamento e aver tenuto sempre accesa la scintilla della meraviglia e della ricerca. Ho amato questa donna che ha usato le parole non solo per la promulgazione, attuata soprattutto verso le classi sociali più deboli, ma anche come strumento di sostegno e consapevolezza. Credo che in ogni epoca sia fondamentale aprirsi a nuove prospettive, favorendo lo scambio di idee per promuovere la crescita culturale ad ogni livello ed ambito di applicazione.
Una curiosità in più su di lei che racconteresti ai nostri lettori?
Chi ha avuto il privilegio di accompagnare Margherita negli ultimi giorni della sua vita racconta che ha mantenuto il sorriso fino alla fine e che le dispiaceva solo di sentirsi fisicamente in gabbia ma ironizzava sul fatto che lei riusciva comunque a scappare perché la sua mente non si poteva arrestare. Margherita non aveva paura di morire come non aveva paura di vivere altri mille anni. Diceva che non le fregava nulla di non esserci più perché le sue molecole sarebbero rimaste in giro per l’atmosfera e forse sarebbero servite a fare altro.
Raccontaci di te e della tua passione per la scrittura
Il desiderio di cimentarmi nell’arte della scrittura si è realizzato quando sono venuta a conoscenza della possibilità di candidarmi alla selezione per prender parte ad una delle classi di scrittura creativa seguite da Sara Rattaro nell’ambito della Fabbrica delle Storie. Era l’anno 2021 quando, dopo un anno di preziosi insegnamenti e occasioni di confronto al femminile con le compagne di corso, ho visto pubblicare il primo racconto. Negli anni a seguire mi sono appassionata anche alla scrittura poetica frequentando La Piccola Accademia di Poesia di Elena Mearini. La scrittura è così diventata un’occasione di crescita personale perché ogni nuovo corso, sia di narrativa che di poesia, mi ha aiutata a conoscermi più a fondo e in maniera più autentica.
Patrizia Gariffo presenta Rosemary Kennedy
Perché hai scelto proprio questa donna?
Ho scelto Rosemary Kennedy perché la sua storia è sconosciuta ai più, tanto da essere definita la “Kennedy dimenticata”. Sorella di John, Bob e Ted ebbe un destino tragico scelto per lei da un padre ambizioso che non voleva ombre sulla sua prestigiosa famiglia. Rosemary con il suo lieve deficit cognitivo minacciava il futuro dei suoi brillanti fratelli e così il capostipite decise di farla lobotomizzare trasformando una ragazza bella e solare in una persona disabile. Rosemary è una delle tante vittime delle scelte di un uomo e per questo la sua storia merita di essere raccontata.
Cosa le diresti oggi se potessi incontrarla?
Le direi che, sebbene sia stata una vittima del padre e del suo prestigioso cognome, è stata capace, suo malgrado, di far accendere un faro sulla disabilità e ha fatto da sprone affinché nascessero leggi e iniziative a favore delle persone con disabilità, negli Stati Uniti grazie ai suoi famosi fratelli, John, Ted e Bob, e sorelle, Eunice e Jean, e nel mondo.
Una curiosità in più su di lei che racconteresti ai nostri lettori?
Purtroppo di Rosemary si sa molto poco perché il padre cercò sempre di tenere “nascosta” questa figlia che non era all’altezza dei suoi fratelli. Quando decise di farla sottoporre all’intervento di lobotomia nel 1941 non lo disse a nessuno, pare neanche alla moglie. Dopo l’operazione devastante il padre non andò mai a trovarla e la madre solo dopo vent’anni e il loro rapporto non si aggiustò mai. Agli altri figli raccontarono che Rosemary lavorava come assistente maestra in una scuola nel Midwest. John la rivide solo nel 1958 durante una tappa della sua campagna presidenziale e rimase così sconvolto da riproporsi che, se fosse stato eletto, avrebbe promosso leggi a favore delle persone con disabilità e delle loro famiglie. Infine, grazie a Eunice, che le era molto legata, Rosemary poté tornare in famiglia per brevi visite.
Raccontaci di te e della tua passione per la scrittura
La mia più grande passione è la scrittura ed è la cosa che so fare meglio, ma l’ho scoperto da adulta. È stata un dono per me, coltivato con impegno e studio. Se non l’avessi avuto, forse, la mia vita sarebbe stata diversa. Fin da bambina volevo fare la giornalista, ma alla scrittrice non ci pensavo affatto. Dopo la laurea in Lettere classiche ho preso il tesserino di giornalista e dal 2017 scrivo per “Repubblica”, dove mi occupo di disabilità. Fare la giornalista significa scrivere, ma con il tempo ho capito che non volevo raccontare solo le storie degli altri, ma anche le mie. Ho pubblicato due romanzi: “Messi vicini per caso” e “Ogni cosa torna” e ho da poco terminato il terzo. Attraverso la scrittura ognuno di noi può dire quello che in altre condizioni non direbbe e, inoltre, può rivolgersi a qualcuno. Come scriveva Umberto Eco: “C’è una sola cosa che si scrive solo per se stesso, ed è la lista della spesa […] Ogni altra cosa che scrivi, la scrivi per dire qualcosa a qualcuno”.
Luisa Diaco presenta Anna Magnani
Perché hai scelto proprio questa donna?
Ho scelto Anna Magnani perché con la sua natura da anti diva: capelli disordinati, naso e sorriso irregolare; era avanti con i tempi distruggendo il classico stereotipo di bellezza. Lei ha avuto il coraggio di sfidare gli schemi sociali e di imporre le proprie idee in contesti puramente maschili. Una donna di ispirazione, ieri come oggi, per la sua capacità comunicativa ed espressiva. Ha incarnato la forza delle donne che si sono ribellate alla vita senza compromessi o sottomissioni.
Cosa le diresti oggi se potessi incontrarla?
Se oggi avessi la fortuna di incontrarla, le sussurrerei:“Passeggiamo per Roma, la nostra città. Esploriamo insieme le sue strade tortuose, ammiriamo la sua architettura maestosa e immergiamoci nella sua vibrante atmosfera. Come quando recitavi, lasciamoci trasportare dal flusso della vita e sentiamo l’autenticità che ci circonda”.
Le direi:“Mostrami come invecchiare. Insegnami il segreto della vera bellezza, che non si trova nelle rughe appianate o nei volumi rimpolpati, ma nella gioia che illumina il tuo volto. La tua bellezza risiede nella tua autenticità, nella tua forza e nella tua grazia. Tu non hai cercato di conformarti agli standard della società, ma hai abbracciato la tua unicità e hai brillato perché sei stata fedele a te stessa. Sempre nei panni della Magnani.
Una curiosità in più su di lei che racconteresti ai nostri lettori?
Anna Magnani, la leggendaria attrice italiana, non era solo una potenza in teatro e sul grande schermo, ma anche una scrittrice prolifica. La sua vasta corrispondenza americana testimonia il suo amore per la parola scritta. Al di là della sua abilità nella recitazione, Magnani è stata profondamente coinvolta nella creazione dei suoi personaggi, collaborando al processo di scrittura della sceneggiatura per creare ruoli femminili avvincenti che sarebbero serviti come voce delle donne che vivevano le trasformazioni storiche e sociali del suo tempo.
Raccontaci qualcosa di te e della tua passione per la scrittura.
Ho sempre amato scrivere il motivo è la gioia della creatività che porta con sé. La scrittura è una forma d'arte che mi consente di attingere all’immaginazione e creare qualcosa di completamente nuovo. Che si tratti di una storia di fantasia, di una poesia o di un romanzo autobiografico, l'atto di scrivere è un'esperienza profondamente soddisfacente e appagante. Mi consente di comunicare sentimenti, emozioni, pensieri e convinzioni in modo personale e profondo.
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