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Ritratti di donne 2. Anna Bolena e Maria Costa





"Ritratti di donne 2"(Morellini Editore), storie di donne scritte da donne.

Ventisette nuove storie per altrettanti personaggi femminili, figure che hanno lasciato un segno, che si sono distinte nel campo in cui hanno messo a frutto il loro talento, la loro determinazione, il loro coraggio. Piccoli ma significativi frammenti delle loro vite, ancora una volta raccolti e raccontati con passione dalle allieve della scuola di scrittura La Fabbrica delle storie della scrittrice Sara Rattaro.



 


Giorgia Bassi presenta Anna Bolena




Perché hai scelto proprio questa donna?


Ho scelto Anna Bolena perché la considero una delle donne più audaci ed intelligenti diventate regine. Ha saputo tener testa alle numerose critiche mosse contro di lei nei diversi anni che ha trascorso a fianco del re Enrico VIII, dimostrando di essere all’altezza nel ricoprire il ruolo di sovrana che tutti affermavano non le si addicesse. Dietro questa donna definita astuta e manipolatrice si nasconde a mio avviso una donna che ha sfruttato la sua intelligenza e cultura per poter entrare nelle grazie di Enrico VIII, sfruttandone i privilegi acquisiti da lui grazie a lei. La sua personalità illuminerà quella della figlia, Elisabetta I, la quale porterà l’Inghilterra ad essere uno degli Stati più potenti d’Europa.

 

Cosa le diresti oggi se potessi incontrarla?  


Se oggi la potessi incontrare le direi sicuramente che la considero una delle donne più tenaci che ho incontrato nelle mie letture storiche; col senno di poi la esorterei a diffidare dei consigli del padre anche se obiettivamente è anche per merito di questi che è riuscita ad entrare alla corte del Re. Detto ciò, se la incontrassi affermerei che sarebbe diventata comunque una donna famosa anche se non avesse sposato Enrico VIII, e si sarebbe parlato di lei ugualmente nel corso degli anni, forse non collegandola al Regno d’Inghilterra ma bensì alla corte di Francia!

 

Una curiosità in più su di lei che racconteresti ai nostri lettori? 



Nessuna traccia del sesto dito, (attribuitole dalle leggende dell’epoca per provare la sua stregoneria), fu trovato quando la Regina Vittoria riesumò la sua tomba: solo la sua testa sistemata tra le gambe. Tra i numerosi gioielli lasciati alla figlia Elisabetta I, (indossati in maniera sommessa per dimostrare alla madre la sua lealtà), spicca una collana con il ciondolo con la lettera “A”: le perle di quel ciondolo rivestono un posto più che prestigioso perché sarebbero state fatte incastonare dalla stessa Elisabetta I nella famosa Corona di Stato Imperiale indossata da lei e da Elisabetta II di Windsor. Anna Bolena risulta così spettatrice silente della monarchia inglese, tramandando un fascino regale tutto femminile.

 

Raccontaci qualcosa di te e della tua passione per la scrittura.


Ho sempre amato scrivere ma non sono mai riuscita a concretizzare questo sogno. Un pomeriggio di due anni fa, sotto l’ombrellone, ho iniziato a seguire i video postati su IG da una delle mie autrici preferite, che, oltre a confermare la stima che nutro per lei, mi hanno spinta a frequentare il mio primo corso di scrittura creativa, a cui ne è seguito un secondo, un terzo e tanti altri. Certa che mi sarei appassionata, l’estate scorsa ho terminato il mio primo romanzo. E sono solo all’inizio! Grazie a Sara Rattaro per avermi fatto capire che era giunto il momento di cominciare a crederci!



 


Grazia Riggio presenta Maria Costa




Immagine da visitme.comune.messina.it

Perché hai scelto proprio questa donna?


Ho scelto Maria Costa per raccontare in modo più ampio il luogo in cui ha vissuto e il suo umile coraggio. Si definiva una donna libera, e non deve essere stato facile esserlo nella Sicilia del primo dopoguerra. La ammiro per il modo in cui, grazie a un padre che l’ha sempre spronata a non abbandonare i propri sogni, ha vissuto come desiderava vivere, fregandosene dei giudizi della gente. Io credo nelle tradizioni e Maria ci mostra come le radici non si staccano mai dalla terra natia, nemmeno quando ce ne allontaniamo. E ancora ho voluto mostrare come il suo animo non ha conosciuto l’egoismo: dopo la morte della madre si è occupata del padre e del fratello ancora in casa - era la penultima di otto fratelli, l’unica figlia femmina – senza rinunciare alla sua autonomia. Questo suo altruismo emerge nella poesia e nei racconti, la maggior parte dei quali sono scritti nell’antico dialetto peloritano, con vocaboli quasi dimenticati, che solo grazie ai suoi versi non sono andati perduti per sempre. Mi piace il modo in cui non giudica, fa vedere; parla del passato, ma con uno sguardo di fiducia verso il futuro, la mente aperta a ogni novità, sempre pronta ad aiutare il prossimo. Quest’ultima dote è alla base del mio racconto.

 

Cosa le diresti oggi se potessi incontrarla?


Se potessi incontrarla oggi, le chiederei come ha fatto a vivere in sintonia con il creato, sempre e comunque, anche quando la natura colpisce più duramente l’uomo. Affermerei che la stimo per il modo semplice e giocoso con cui osserva la vita. E infine le direi che deve essere orgogliosa del ricordo che ha lasciato in chi l’ha conosciuta. Le racconterei che ho parlato con chi ha fatto parte della sua vita, che sono entrata nella sua piccola casa e in entrambi i momenti ho sentito la sua essenza. Chi pronuncia il suo nome, lo fa con deferenza, senza rimpianto, ricordando aneddoti di una vita semplice, mai sprecata. L’unico rimpianto è che in vita non è stata valorizzata per quanto meritasse Ma lei questo lo sapeva.

 



Una curiosità in più su di lei che racconteresti ai nostri lettori? 


Amava andare in bicicletta. Mi hanno raccontato che da giovane - quindi parliamo degli anni ’50 e ’60, a Messina - si cuciva la gonna in mezzo alle gambe e sfrecciava per la città, senza badare agli sguardi inorriditi della gente. Sembra che con la sua bici, sia arrivata fino a Taormina.

 

Raccontaci qualcosa di te e della tua passione per la scrittura.


Leggo da che ho imparato a farlo. A tredici anni ho scritto il mio primo romanzo. L’ho battuto a macchina, l’ho rilegato, con tanto di logo della casa editrice, e l’ho conservato in libreria, insieme ai grandi autori. Qualche hanno fa mi sono imbattuta in Sara Rattaro. Era il 2021, la pandemia lasciava ancora il segno del suo passaggio. Riprendere a scrivere, e questa volta sul serio, mi è sembrata un’esigenza da assecondare. Dopo un corso one-to-one, in cui ho apprezzato appieno i metodi di insegnamento di Sara, non ho più smesso di seguire i suoi corsi di scrittura, primo fra tutti “La fabbrica delle storie”. Da allora seguo quasi tutti i suoi progetti, ed eccomi qui.




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