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  • Immagine del redattoreAntonella Grandicelli

PICCOLE DONNE: UN VIAGGIO LUNGO 152 ANNI


"Natale non sarà Natale senza regali", brontolò Jo, sdraiata sul tappeto.

"È così orribile essere poveri!" sospirò Meg, abbassando lo sguardo sul suo vecchio vestito.

"Non penso che sia giusto che alcune bambine possano avere tante cose carine e altre niente del tutto", aggiunse la piccola Amy, tirando su con il naso con aria offesa.

"Ma abbiamo il papà e la mamma, e la compagnia una dell'altra", disse Beth soddisfatta dal suo angolo.


Lo avete riconosciuto? Questo è l’incipit di PICCOLE DONNE, famoso romanzo della scrittrice americana Louisa May Alcott. E queste sono le intramontabili sorelle March: Jo la ribelle, Meg l’ambiziosa, Amy la vanitosa, Beth la dolce. Quattro caratteri diversi, quattro personalità in trasformazione, che si trovano a dover fare i conti con qualcosa che non è mai cambiato a dispetto dei tempi: le difficoltà affrontate da una ragazza nel passare dall'adolescenza alla piena maturità di donna.


PICCOLE DONNE è un romanzo che, malgrado ciò che si è disposte ad ammettere, è stato per molte generazioni di ragazze una lettura immancabile. Nelle frasi pronunciate dalle quattro sorelle March l’autrice ci dice già tutto delle sue protagoniste e ci da una traccia di quello che sarà il loro percorso formativo all'interno della storia. Un progetto pedagogico dunque quello di Alcott? Forse in parte. Ma anche un ritratto di come le giovani ragazze del suo tempo affrontavano l’essere donne in una società declinata al maschile.


Parliamo di un romanzo controverso, così come lo è stata la sua autrice. Nonostante Louisa May Alcott abbia dato vita a molte altre storie e nonostante lei stessa non sia stata inizialmente molto entusiasta della materia letteraria che forzatamente l’editore le impose di affrontare, "Piccole Donne" fu allora ciò che la rese famosa e che oggi la rende indimenticata. Anche se non sempre il romanzo di Alcott ha avuto apprezzamenti. Le ragioni delle sue alterne fortune nell'essere a turno amato o disprezzato risiedono incredibilmente nelle stesse caratteristiche.

Pubblicato per la prima volta nel 1868, racconta una femminilità complessa, sfaccettata, non appiattita in quell'immagine di angelo del focolare che all'epoca era l’iconografia classica della donna. Pur dovendo fare i conti con una società e una tradizione che imponevano alle donne una via già tracciata e difficilmente modificabile. In alcuni periodi storici viene perciò riconosciuta alle sorelle March una personalità che le rende ragazze ribelli, contrastate, ambiziose, impertinenti, decise, moderne.


Affrontando però temi come la necessità di un buon matrimonio, il sacrificio delle proprie ambizioni, l’adattarsi ad una società nemica delle donne indipendenti, ha fatto sì che in altri periodi Jo, Meg, Beth ed Amy vengano invece accusate di essere anacronistiche, scontate, conformiste, inquadrate, borghesi per le stesse ragioni che in altri momenti le avevano rese rivoluzionarie.


Questo le restituisce indiscutibilmente personaggi vivi, che suscitano reazioni, che fanno parlare di sé, a dispetto dei 152 anni che ci separano dalla prima pubblicazione e dello spazio che le donne sono riuscite a conquistarsi in una società e in una cultura ancora troppo spesso a matrice fortemente maschile.

E a dimostrazione di ciò, ecco che nei prossimi giorni uscirà l’ennesima versione cinematografica di PICCOLE DONNE, per la regia di una donna – Greta Gerwig – e con quattro giovani e talentuose attrici – Saoirse Ronan, Emma Watson, Florence Pugh e Eliza Scanlen – nei panni delle sempreverdi sorelle March.


“Così riunite, cala il sipario su Meg, Jo, Beth e Amy, il primo atto del dramma domestico chiamato PICCOLE DONNE.”


In questo modo Louisa May Alcott chiude il romanzo che la rese celebre. Sarà forse perché già nella mente della sua autrice la storia appariva come la rappresentazione di un dramma, che PICCOLE DONNE ha avuto così tante trasposizioni cinematografiche?

Molte sono infatti le versioni della storia portate al cinema, in tv e addirittura animate. E tante le attrici che hanno dato vita ed espressione alle piccole donne di Alcott.


Nel 1933 Jo la ribelle ebbe il volto di Katharine Hepburn diretta da George Cukor, mentre nella versione del 1949 di Mervyn LeRoy fu interpretata da June Allyson con Elisabeth Taylor nella parte di Amy. Nel 1994 Gillian Armstrong gira Piccole donne con Winona Ryder ad interpretare Jo e con Susan Sarandon, Claire Danes e Kirsten Dunst.

Arriviamo ad oggi 2020 e a questa ultima rilettura, in cui il personaggio centrale di Jo avrà a disposizione il talento in ascesa della giovanissima Saoirse Ronan.


Perché, se in tutte le versioni resta inalterato lo sfondo della Guerra Civile, ferita a lungo aperta nella storia americana, e la vita cadenzata della provincia, è proprio nel modo differente di offrirci la personalità delle giovani sorelle March e dei personaggi che le circondano che ogni traduzione cinematografica ha cercato di rendere nuova la storia.


Ogni epoca ha avuto dunque le sue Jo, Meg, Beth ed Amy, ogni epoca ha visto affrontati in maniera diversa i temi che il romanzo pone, a volte dando più luce agli aspetti melodrammatici, altre a quelli più sociali, altre ancora a quelli più femministi.

E’ evidente in ogni caso che questo romanzo non ha ancora finito di dire quello che da dire aveva e che conserva, malgrado gli anni e l’enorme cambiamento dei tempi, temi che

possiamo considerare “classici”, nel senso di sempre attuali.



Quindi, che lo abbiate amato o odiato, che vi abbia affascinato e commosso o che vi abbia deluso ed annoiato, che cosa aspettate ad andare a rispolverare la vostra edizione di PICCOLE DONNE? Noi lo abbiamo fatto!

Sfogliatelo, rileggetelo, se ne avrete voglia, passatelo alle vostre figlie e nipoti oppure decidete definitivamente che non fa per voi, ma fateci sapere perché e che cosa vi ha lasciato.


Perché in fondo un romanzo non finisce mai con la parola FINE.

Quando Alcott chiude il sipario sulle vite di carta delle sue quattro eroine, lo riapre in realtà su di noi e su quello che ci hanno lasciato. Sia esso un’ispirazione a seguirle o l’indicazione a prendere una strada diversa.

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