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Panico a Milano (Red Duck edizioni): il nuovo romanzo di Gino Marchitelli



Giustizia o vendetta? Una strage nazista sul lago Maggiore





di Bruno Morchio



Editore: Red Duck Edizioni

Anno edizione: 2020

Pagine: 300


Il romanzo, corredato da una interessante documentazione storica sull’eccidio degli ebrei compiuto dalla Panzer Division delle SS nell’autunno 1943 sul lago Maggiore, affronta un interrogativo cruciale del genere noir: quando le istituzioni non fanno il loro dovere e la giustizia dei tribunali lascia impuniti crimini efferati commessi da persone che godono di alte protezioni politiche, la vendetta delle vittime è assimilabile a qualche forma di giustizia?

Tema che ritroviamo in altri romanzi, da Mickey Spillane a Clara Sanchez, da Didier Daenincks a Petros Markaris.



Marchitelli costruisce, a partire dalla violenza e dal martirio subiti nel 1943 da una donna di origine ebraiche, Maria Teresa Lubert, un “action novel” dal ritmo incalzante e dalla struttura per certi versi atipica.

Si tratta di una nuova indagine del professor Moreno Palermo, che avevamo già visto all’opera ne Il covo di Lambrate e L’assenza; dove la narrazione dell’inchiesta va parallela (o meglio, al seguito) della presa diretta sull’ordito criminale. Dunque non di “giallo” si tratta, ma di un vero e proprio polar che seziona nei dettagli, scandagliandole dall’interno, le motivazioni che inducono i personaggi a compiere il percorso che conduce al delitto.


Protagonista è un serial killer (per quanto molto sui generis) che in un breve arco di tempo uccide due ex repubblichini e tre nazisti che dopo l’armistizio e l’occupazione tedesca si erano resi responsabili di gravi fatti di sangue contro uomini, donne e bambini ebrei, tra cui appunto Maria Teresa, nonna del “giustiziere”, il cui corpo martoriato non fu mai trovato.

Il riferimento storico è preciso e circostanziato: tra le vittime di quella strage figura una famiglia di banchieri ebrei, gli Ovazza, fascisti della prima ora, a cui la fedeltà al PNF non valse la salvezza. Come scrive l’autore:


L’Olocausto del lago Maggiore è un episodio poco conosciuto della storia della Shoah in Italia, che coinvolge nove comuni e due province, Novara e Verbano-Cusio-Ossola (…). È il primo eccidio di civili ebrei in Italia ed è numericamente inferiore, per vittime di religione ebraica, solo a quello delle Fosse Ardeatine: a oggi sono 57 le vittime accertate, un numero che gli storici ritengono destinato a salire. Consumatosi immediatamente dopo l’annuncio dell’armistizio, le sue dinamiche non sono ancora del tutto chiare e la sua memoria, che per anni è stata trasmessa in modo frammentario, ha iniziato solo di recente a essere trasmessa in modo unitario.”


Ed è proprio in questa zona grigia che la finzione romanzesca va a costruire la trama. Il narratore, usando la terza persona, adotta diverse focalizzazioni che gli consentono di sviluppare il racconto da diversi punti di vista: prevalente quello del killer (con colpo di scena finale), che seguiamo, passo dopo passo, nella dolorosa presa di coscienza di quanto è accaduto nel lontano ‘43 e nella preparazione minuziosa della rappresaglia; ma anche del professor Palermo, che per primo riesce a intuire la trama nascosta dietro gli omicidi, e infine dei criminali fascisti e nazisti, la cui vicenda viene ripercorsa a ritroso, dall’invasione della Polonia all’operazione Barbarossa, imprese in cui i tre militi delle SS non solo commisero atrocità inaudite, ma approfittarono per accaparrarsi un consistente bottino di guerra.


La scrittura è piana e lineare e crea una crescente suspense; la scoperta della verità storica scatena nel killer il desiderio di vendetta, che ha un fondamento riparatore: il destino tragico di Maria Teresa, infatti, ebbe un impatto devastante sulla figlia di lei, madre del protagonista, che non si riprese mai più dal trauma subito.


La conclusione, che ovviamente non sveleremo, solleva un quesito morale che viene rimandato al lettore; davvero l’omicidio dei colpevoli, di fronte all’impunità loro garantita dai tribunali, è stato un atto “ingiusto, ma necessario”?

Lungi dal rispondere a questa impegnativa domanda, noi ci accontenteremo di ricordare quanto ripeteva Manuel Vázquez Montalbán: nel romanzo giallo l’assassino è sempre l’autore.





Gino Marchitelli

Scrittore e autore di libri noir a carattere sociale, di impegno antagonista, e sulla Resistenza.

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