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MARIA NOVARO, UNA SIGNORA LIGURE

di Marino Magliani


Contributo estratto dall'antologia A Woman Celebration



Per tanti decenni, durante il secolo scorso, l'Olio Sasso è stato considerato il migliore al mondo, e molto probabilmente lo era. In quei tempi la Sasso era anche la più famosa e potente industria olearia italiana, e forse del mondo. Quando per andare in America si prendeva ancora il piroscafo, prima dell'uscita dello Stretto di Gibilterra ai lati, a mezza costa, giganteggiavano i cartelloni pubblicitari dell'Olio Sasso, un po' come dire: passeggero che lasci l'Europa ricorda la sua eccellenza. Allo stesso modo, quando il piroscafo fiancheggiava la Statua della Libertà, apparivano i cartelloni dell'Olio Sasso, del genere: passeggero, le eccellenze italiane qui non ti mancheranno. La cosa curiosa è che la Sasso sia sempre stata in mano a uomini, sebbene il nome glielo abbia dato una donna, Paolina Sasso, moglie di Agostino Novaro (1837-1910), assaggiatore d'olio, che dal nulla, attorno al 1860, ha fondato la Ditta.



L'industria, come ne sentiamo raccontare, non esiste più, anche se non si può dire che i Novaro di oggi non abbiano continuato a lavorare con successo come imprenditori, nel turismo di alta qualità, come Bianca, figlia di Maria Novaro, o ancora nell'olio, anch'esso di alta qualità, come Guido Novaro, nipote di Maria Novaro, che ha creato "Guido 1860". La persona, la donna di cui vorrei raccontare qui alcune imprese per celebrarla, così come mi chiede il curatore di questa antologia, anche se lei non ha mai voluto essere celebrata, è una donna dei nostri tempi, sebbene di ricordi ne riesca a mettere assieme parecchi. Si chiama appunto Maria Novaro, è architetto, vive a Genova e suo nonno era Mario Novaro, il genio oleario che riuscì a produrre reddito e cultura. Maria Novaro si occupa esattamente, tra le altre cose, di un settore sopravvissuto alla leggenda Sasso: la cultura ligure. Con caparbia e costanza - uso immagini boiniane, come si trattasse di costruttori dei muretti in Liguria-, Maria Novaro ha eretto una cattedrale fatta di poesie, di curatele, di mostre, di edizioni di pregio, e di tutto ciò che in qualche modo si può legare alla figura del nonno Mario e alla rivista "La Riviera Ligure", che era l'organo della pubblicità dell'olio Sasso, ma che, con l'acutezza di Mario Novaro, raccoglieva attorno sè anche il fiore degli intellettuali italiani dei primi decenni del Novecento, ospitando le loro opere. Ne nomino solo qualcuno, Giovanni Boine, Camillo Sbarbaro, Dino Campana, Marino Moretti, Giovanni Pascoli, Guido Gozzano.


La Fondazione Mario Novaro è nata nel 1983 per volontà di Maria e degli eredi, e non ha mai cessato di far conoscere ed esportare anche fuori dell'Italia quella cultura. Ne avevo sempre sentito parlare di Maria Novaro, poi un giorno, alla ricerca di qualcuno che mi aiutasse a realizzare il mio progetto di valorizzazione dell'opera di Elio Lanteri, narratore che lasciò solo due opere, ma molto significative, scomparso nel 2010, in poco tempo, trovai il suo sostegno. È qui che posso far iniziare il mio racconto. La prima volta che incontrai Maria fu al Bar Vittoria di Porto Maurizio. Si doveva discutere del progetto di un documentario e del convegno. C'erano Franca Anfossi, Eugenio Ripepi, Antonio Mameli, Fabio Barricalla, la gente insomma che poi avrebbe contribuito al progetto. E venne Maria Novaro. Ci sistemmamo in una saletta dell'elegante caffè, lei ci ascoltò, così interessata, sobria, curiosa di sapere tutto il possibile su quell'autore, di cui peraltro sapeva già molto. Elio Lanteri nel frattempo era scomparso ed era divenuto un piccolo caso, un autore di culto per la West Coast ligure.


Da quella volta in poi incontrai spesso Maria, non solo a Imperia ma anche nella sede della Fondazione, in via Aurelio Saffi, a Genova, davanti al mare, nel grande attico pieno di libri. Non si parlò più solo di Lanteri, ma anche degli autori che avevano fatto grande La Riviera Ligure, Maria mi dava lezioni preziose, e lo faceva prelevando dalle librerie volumi, fascicoli, libri fotografici e parlandomene come se nessuna di quelle notizie, opere, nessuno di quei successi, fosse appartenuto all'archeologia, ma fosse parte, anche se gli autori non erano più presenti, di un altro presente, mitico, e di una liguritudine inesauribile, proiettata nel futuro. Un giorno incontrai Maria all'Alpicella, la proprietà che i Novaro possiedono sulla collina, meglio conosciuta come Capo Berta, che risale appunto dal mare e comprende circa quindici ettari, non la collina, sto parlando della proprietà dei Novaro. Vigne, uliveti, prati, le palme, il bosco di pini e cipressi e un pugno di costruzioni, ma proprio un pugno, che chiunque fosse stato proprietario di quell'immenso (per la Liguria costiera) terreno avrebbe seminato di ville e piscine, specie negli anni sessanta, settanta, mentre i Novaro no. Allora guardavo tutta quella terra e capivo come mai in vallata da me, chi aveva faticato negli ulivi tutta la vita non sentiva volentieri parlare di industriali dell'olio ma dei Novaro sì. Erano altri, questi Novaro, non avevano sfruttato e dilapidato nessun patrimonio naturale, Mario Novaro poi era un socialista ed era amato e rispettato dagli operai della Sasso, e ora queste cose le capivo, e le sentivo guardandomi attorno, come se quella terra non popolata di costruzioni ne fosse per me in qualche modo una prova. E attraverso le parole di Maria che mi aveva portato in giro per la proprietà, prima e dopo il pranzo, sentivo che era ancora così, e non ci fu mai un momento in cui questa donna non mi mise a mio agio. Non un momento in cui le sentii dire io.


Alla fine il convegno su Elio Lanteri si fece, grazie naturalmente al sostegno della Fondazione, e a Corrado Ramella e all'Associazione Biamonti che ci permisero di presentare l'opera di Lanteri a San Biagio, con la regia di Fabio Barricalla, e al Circolo Belgrano che ci ospitò a Costa d'Oneglia. Ci incontrammo ancora in altre occasioni, non molte, però devo dire che mai più mi sarei messo a scrivere questa nota-racconto se non mi fosse stato chiesto di dare un contributo all'antologia americana della Celebration Woman. E non potevo non pensare all'architetto Maria Novaro, specie per qualcosa che riguarda un pubblico di lettori americani, pensando a quei piroscafi e all'inchino alla Statua della Libertà, con il benvenuto del leggendario Olio Sasso. Un grazie a Maria Novaro.



A Woman Celebration


Andrea Malabaila, Angelo Marenzana, Cynthia Collu, Danilo Arona, Dunia Elfarouk, Eliselle, Eva Clesis, Manuela Mazzi, Marco Candida, Marino Magliani, Marisa Salabelle, Paolo Ciampi, Paolo Galli, Sara Durantini, Susanna Strapazzini


CAETERA QUISQUILLIA OMNIA

Collana: Paper Club 1978 V. 1




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