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Ho da dire così tanto che alla fine non dico niente





di Giulia Marchiò


Ho da dire di Genova che è una città che rende liberi incatenandoti al suo poco spazio; del perché nessuno ci prepara davvero alla morte, risultando ancora così scandalosa; del perché cerchiamo di distruggere il meglio che creiamo; e ho da dire, forse da chiedere, perché non rispettiamo la nostra terra; ho da dire che viviamo infelici perché non abbiamo abbastanza tempo e, quello che abbiamo, lo passiamo quaranta ore in ufficio per uno stipendio mediocre, ma socialmente accettato.


Ho da dire su tale questione dei peli delle donne: ancora troppo ripugnanti per averli, ma poco femministi se vuoi toglierli. Ho da ridire su questa ricerca del “lavoro dei sogni”, che è già la seconda volta che ci illudono che questi “sogni” possano portare uomini e lavori da favola. Ho da dire di quelle donne che non si sentono mai sicure per strada; ho da dire anche di loro, delle minigonne, del vestito largo, dei leggins di pelle e delle sneakers; del nostro Presidente della Repubblica e dell'ex Presidente del Parlamento Europeo; di tutta la creatività che ha avuto Stan Lee con i suoi fumetti della Marvel; e ho anche da chiedere, però, dove sia finita quella magia che ci ha portato in mondi migliori dei nostri.


Ho da dire di quanto siamo fortunati noi che viviamo in città di mare con l’odore acre di pesce che ci pizzica il naso e la pelle secca dalla salsedine che c’è nell’aria. Ho da dire che quando ti guardi allo specchio e non ti vedi è dannatamente pericoloso, un po’ come quando ti butti per una nuotata, ma aizzata c’è la bandiera rossa. Ho da dire che a quasi 30 anni spero ancora nel “cosa farò da grande” e forse a sperarlo siamo ancora in tanti. Ho da dire di quei sogni angoscianti che ti lasciano la tristezza dentro. Ho da chiedere di come si faccia a mentire così bene a sé stessi; di come alla fine ci odiamo così tanto e che la gentilezza potrebbe essere la chiave per un'umanità migliore.


Ho da dire anzi da urlare la mia preoccupazione verso gli ucraini che saranno invasi per l’ennesima volta dalla Russia. Ho da chiedere quanti tatuaggi mi farò per riconoscermi nel mio involucro; ho da dire delle pellicine che invadono le mie mani e della mimosa già sbocciata a fine gennaio. Ho da dire dei corsi di formazione per sentirsi all’altezza e del vuoto che cresce dentro perché non sei mai abbastanza; ho da dire dell’estate così bella ma faticosa per tutte le aspettative da soddisfare.


Ho da richiedere indietro i viaggi negati da più di due anni, del bisogno di sentirsi a casa in ogni paese; ho da dire che i dinosauri forse sono stati graziati ad essersi estinti con un meteorite in una botta sola; del bisogno di esprimersi e molto di più, di essere capiti; di come "La Giustizia è uguale per tutti" sia una delle più grandi bugie probabilmente detta dalla persona più onesta. Ho da dire così tante cose da mettermi angoscia, la stessa che provi quando da dire non hai più niente.



 


Giulia Marchiò

Le sue cittadinanze sono quella europea e genovese. Laureata in Comunicazione e laureanda in Human Rights. Attivista h24, ha una passione per i nativi del nord America, per i diritti dei carcerati e delle donne.

Ama viaggiare, il trekking, i tatuaggi e gli Ex-otago. Le piacciono le storie dei dimenticati e scrivere. Scrive ovunque, scontrini della spesa compresi.

Estremamente disordinata e maniacalmente organizzata, appassionata di astrologia, lettura fantasy e della Marvel.



 



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