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Il teatro sociale ci salverà. Intervista ad Anna Solaro

di Arianna Destito


Ho intervistato Anna Solaro, attrice e regista del Teatro dell'Ortica nel 2012. Era la prima edizione di Quarto Pianeta , organizzata dal Coordinamento per Quarto che si era appena formato per salvaguardare l'ex Ospedale psichiatrico dalla vendita da parte della Regione Liguria. Sono passati quasi otto anni e il Coordinamento non ha mai smesso di lottare per mantenere vivo e attivo quel luogo della memoria. Quarto Pianeta è ormai alla settima edizione ed è diventato un punto di riferimento culturale, sociale, artistico e letterario della città. Se volete seguire le loro attività e iniziative potete farlo qui sulla loro pagina Facebook.

Il Teatro dell’Ortica sarà presente a Quarto Pianeta: dalla memoria al futuro possibile, un week end di spettacoli e convegni sulla difesa dell’ex Ospedale psichiatrico. Da sempre l’Ortica si occupa di Teatro sociale, sia negli spettacoli sia nella formazione con il Corso per Operatore Pedagogico Teatrale. Anna Solaro è cofondatrice dell’Ortica insieme a Mirco Bonomi. Anna è attrice e regista e da anni si impegna con i laboratori di Stranità che coinvolge alcuni pazienti psichiatrici in collaborazione con la Asl 3 e il supporto della Regione. Lavorando in gruppi vasti e amalgamati. Esprimendo in un magistrale lavoro la forza e la personalità di ogni singolo e nello stesso tempo del gruppo.


Cos'è Stranità, come è nata e cosa ti lascia dentro ogni volta?


Stranità è una compagnia teatrale integrata che col tempo è divenuto un presidio attivo di teatro sociale : un luogo per dar voce, per rendere protagonista chi è ai margini, per lottare contro lo stigma attraverso azioni poetiche disvelando creatività arte ingegno e genialità celate dalla malattia. Stranità nel 2013 compirà vent'anni. E' nata dall'esperienza del laboratorio teatrale e quella veste la indossa ancora alla perfezione: è un luogo attento al processo, all'apertura, all'accoglienza in cui ognuno fa come si sente e come può senza essere giudicato. Queste parole le ripeto ad ogni incontro da vent'anni. Ogni volta quelle parole avvolgono di sostanza il nostro stare insieme, tracciando i confini di uno spazio di libertà in cui far fluire emozioni, pensieri, confronto. E’ uno spazio adulto di crescita connotato da un alto portato valoriale ed etico in cui si copre il piacere di stare insieme con affetto sincero. Ecco ogni volta mi porto a casa questo: la possibilità di frequentare un posto speciale, libero, fatto di incontro con gli altri. E’ un regalo.


Chi c’è nel mondo di stranità?


Stranità è una compagnia aperta che ogni anno si rinnova anche nel numero di partecipanti. C’è uno zoccolo duro che tiene dalle origini e che è educato ed educa all’accoglienza. Oggi siamo una trentina a portare in scena gli spettacoli e una quarantina a far solo laboratorio.


Il teatro sociale visto anche come cura. Un momento importante di vissuto e di energia che scorre nella finzione come nella vita. Liberare le emozione e dare uno scopo a tutto ciò. La nascita di una nuova storia da condividere con gli altri, con persone diverse. Nel palco negli spettacoli di Stranità ci sono attori, operatori pedagogici, pazienti psichiatrici, tutti insieme in un connubio fantastico. Dovrebbe essere così anche nella vita, non pensi che si debba incrementare un esperimento come Stranità? Allargarlo a diverse realtà?


Come dici tu, tutti insieme io dico spesso che siamo una comunità viaggiante, rappresentiamo un teatro di comunità poiché in questo luogo abbiamo sviluppato un senso di appartenenza, in questo teatro in cui si pratica solidarietà attiva e concreta, vicinanza reale fatta di tatto e con-tatto ci si riconosce e si è riconosciuti dal pubblico. Di sicuro è un modello trasferibile ed esportabile anche in altri contesti. Noi dell’Ortica siamo infestanti. Per esempio con il carcere di Pontedecimo e con la scuola Daneo, il teatro ha costruito un ponte fra il dentro e il fuori creando un teatro fatto di detenuti, bambini, genitori e insegnanti. Tutti insieme su un palco attraverso la costruzione di un percorso solidale emozionante. Ecco il teatro sociale è questo, l’attivazione di sinergie poco immaginabili che aprono scenari possibili e concreti e che a partire da un’esperienza teatrale si tramutano in tracciati di sostegno al lavoro, al tempo libero, al mantenere vivo tutto quello che si è espresso sul palco anche nel quotidiano. E’occuparsi della salute dagli altri come bene comune e prezioso da salvaguardare, come per la propria salute, è declinare l’azione del fare insieme come paradigma irrinunciabile. È aprire una finestra e respirare un’aria fatta ancora di idealità e di cose in cui credere. Silentemente ma con costanza. È il mio modo di fare politica e di resistere dando un senso all’esistere.


"Viaggi sospesi" è uno spettacolo di Stranità. La questione di Quarto è molto sospesa. L'attesa di un treno che non arriva mai. Si deve tutelare e si dovrebbe trasformare una struttura come Quarto come realtà della memoria e della ricostruzione di un nuovo mondo possibile. Se avessi il potere di trasformare Quarto cosa faresti?


Perdonare non è dimenticare recita una poesia di Armando Misuri ex paziente manicomiale, socio fondatore del Circolo Lugli, attore di Stranità, caro amico. La memoria è imprescindibile. Certi orrori non devono essere rimossi, per non ripeterli mai più, come dice Armando. Sulla destinazione di quei luoghi ecco mi piacerebbe chiederlo a chi lì ci ha vissuto o meglio ha sospeso un tempo della propria esistenza. Girare per Quarto con Armando è illuminante restituisce uno sguardo diverso a quel luogo. Uno sguardo che deve rimanere. Ecco c’è chi ha una prelazione in questo, chi li ci è vissuto.


Qui per approfondire sul laboratorio teatrale Stranità.

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