DIZIONARIO DEL LUNEDÌ
attésa s. f. [der. di attendere]. – L’attendere, e il tempo che si attende. Anche, lo stato d’animo di chi attende, cioè il desiderio, l’ansia con cui si attende un evento
Iniziare quest'ultima settimana prima del Natale con la parola attesa può apparire un po' scontato, ma in fondo resta sempre quella che più si adatta a riflettere ciò che siamo: individui perennemente seduti in sala d'attesa.
Aspettiamo occasioni, eventi, persone. Aspettiamo treni, ferie, venerdì sera. Aspettiamo il grande amore, l'aumento di stipendio, la pensione, il nostro turno all'ufficio della posta.
Sembra in effetti che la maggior parte del tempo che ci è concesso vivere la si trascorra attendendo. Probabilmente è la cosa per cui dovremmo essere più allenati, dei veri campioni. Chissà perché invece non è così.
Nonostante letterati e filosofi ce la dipingano come la parte più deliziosa della vita, noi non intendiamo ragioni. L'attesa ci stanca, ci logora, ci innervosisce.
Ed è per questo che abbiamo sempre cercato di ingannarla, come se lei ci volesse immobili, statici e noi la beffassimo rendendola un'occasione di movimento per il pensiero. Un tempo si aspettava dando un'occhiata al giornale, leggendo un libro, facendo le parole crociate o scambiando quattro chiacchiere con quello davanti a noi. In questo modo l'attesa non era uno spazio vuoto, dilatato all'infinito, ma diventava un terreno su cui far crescere idee, opinioni, socialità. Un luogo da riempire.
Oggi questo accade un po' meno. L'avvento del cellulare ha sospinto via la carta, per far posto ai cristalli liquidi e ci ha chiusi in tanti cubicoli, tutti in fila, uno dietro l'altro, sigillati e perfettamente impermeabili a qualsiasi tentativo di approccio dall'esterno. Ce ne stiamo lì impalati e mettiamo il mondo in attesa, così come fanno gli uffici pubblici quando li chiami e ti fanno aspettare deliziandoti con musichette che indurrebbero all'omicidio perfino il proverbiale Giobbe.
A pensarci bene, in questo modo, finiamo proprio per deluderle le attese. Ci dimostriamo non all'altezza di un tempo che nel computo finale della giornata avrà lo stesso peso e lo stesso valore del resto: si chiamerà vita.
E affinché non ci resti in bocca solo lo sterile sapore dei cristalli liquidi, diamo il giusto valore all'attesa, riempiendola di parole, di sogni, di pensieri. In fondo, chiamiamo dolce un attesa che contiene un nuovo sguardo.
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